Sono un italiano, un italiano medio. E per questa ragione anche un italiano scemo? Ho cominciato a domandarmelo leggendo e ascoltando i politici, l'intellighenzia e pure tanti autorevoli colleghi giornalisti elogiare in modo sperticato il comportamento "serio e rigoroso dei cittadini" di fronte al coronavirus. Prima accettando le durissime regole del lockdown, poi dimostrando la necessaria prudenza all'inizio della cosiddetta "fase 2".
Io ho esattamente cercato di fare, come milioni di altri italiani, ciò che gli addetti ai lavori suggerivano, forti dei consigli provenienti dagli esperti sanitari e dai vari comitati messi insieme dal governo per farsi indicare le decisioni da prendere e, quindi, da trasferire a noi.
Seguo quattro regole su tutte: mascherine ovunque vada, anche dove gli esperti di cui sopra dicono che si potrebbe fare a meno ("melius abundare" direbbe l'immortale Totò), frequente lavaggio delle mani (con sapone e pure disinfettante, tie'), distanziamento sociale attento e lasco (due metri anziché uno, ma confesso di girare, pur pochissimo, senza strumenti di misurazione) e, in conseguenza, nessuna partecipazione ad assembramenti di sorta.
Tutto questo viene fatto con lo scopo preciso di ridurre quanto più possibile il pericolo di contagio. Ognuno di noi, in tal modo, protegge se stesso, i propri cari e anche le altre persone. Di fronte ad una pandemia aggressiva, quale si sta dimostrando quella del covid, sembra essere davvero il cosiddetto minimo sindacale.
Invece, in nome di questi comportamenti, ecco il grande, grandissimo applauso (spero dopo essersi lavate e disinfettate le mani...) verso la serietà mia e degli italiani. Ora, non so come la pensino gli altri, ma io mi ci incazzo, mi si perdoni il francesismo. Scusate, signori dell'intellighenzia tutta, ma pensate che sia scemo? E sì, lo pensate, altrimenti non direste che sono bravo, serio e affidabile soltanto perché faccio una cosa normale. Se scatta l'applauso mentre sto proteggendo la mia salute, mi state dicendo: siccome sei scemo, non è normale che tu faccia una cosa normale, ma poiché la fai, pubblicamente te ne diamo atto e ti lodiamo.
I proverbi traggono spunto dalla vita reale e non a caso in questo Paese c'è un detto secondo il quale la madre degli imbecilli è sempre incinta. Difatti, come giustamente osserva su questo stesso sito Mario Paternostro, ancora in piena pandemia c'è chi continua a non lavarsi le mani, a non usare la mascherina e a farsi un baffo del distanziamento sociale. Ma, appunto, rispetto alla moltitudine sono pochi imbecilli. Che però, vista la natura del virus, bastano e avanzano per essere anche pericolosissimi: sono autolesionisti e mettono a rischio di contagio gli altri. Per loro la sottolineatura ci sta, è una sorta di allarme. Io e i milioni di italiani che stiamo alle regole, invece, non meritiamo alcuna attenzione quanto a ciò.
Semmai, ne meriteremmo altre di attenzioni: l'accelerazione dei contributi, il varo veloce dei prestiti, la definizione di stanziamenti a fondo perduto (turismo e commercio rischiano il crac), un'accelerazione decisa nell'erogazione della cassa integrazione, una qualche forma di tutela per i lavoratori in nero, che spesso sono costretti ad agire così altrimenti non metterebbero insieme il pranzo con la cena.
Non ci farebbe schifo, inoltre, che venissero messi davvero in sicurezza coloro che negli ospedali e nelle case di riposo stanno in prima linea contro il virus. Per il resto, nessuno ci dia meriti particolari se banalmente facciamo il necessario per non farci beccare dal coronavirus. A volte noi italiani saremo un po' strani, diciamo così. Ma non siamo mica scemi.
cronaca
Coronavirus: fase 2 partita bene? Normale, mica siamo scemi
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