È passata una settimana dall’inizio della cosiddetta fase 2 che ha dato la possibilità a bar e ristoranti di sperimentare il take away. Da ponente a levante di Genova, passando per il centro, nella zona della movida in piazza delle Erbe c’è stata una riduzione drastica delle entrate. “Siamo a un decimo dell’incasso rispetto al normale, soprattutto nella zona dei vicoli, magari in altre zone la situazione è leggermente migliore ma dubito fortemente che i numeri siano alti per qualcuno o vicino alla normalità”, spiega a Primocanale Marina Porotto, presidente regionale Fipe Giovani.
I titolari della attività commerciali chiedono aiuti, concreti ed immediati, perché i 600 euro di marzo non possono bastare per coprire le spese e ripartire, una condizione di difficoltà acuita da quella dei dipendenti, molti di essi infatti sono ancora in attesa della cassa integrazione. “Questa notizia del fondo perduto e degli aiuti economici alle imprese la stiamo ancora aspettando, ai primi di aprile si erano date speranze e direttiva ma per ora non abbiamo avuti riscontri”, ci racconta Marina Porotto. “Non tutte le aziende per esempio – prosegue Porotto – sono riuscite ad accedere ai 25 mila euro, un’operazione non così semplice da effettuare come poteva sembrare”.
Intanto in Liguria, a partire da oggi (lunedì 11 maggio per chi legge) la nuova ordinanza firmata dal presidente Giovanni Toti concede alle attività per la cura della persona (parrucchieri ed estetisti ndr) e a bar e ristoranti di preparare i propri locali per la riapertura, prevista nella regione, se non ci saranno cambiamenti, per lunedì 18 maggio. Il mondo della ristorazione quindi, studia come riorganizzare al meglio gli spazi. “Calcoliamo due metri, abbiamo ridotto i tavoli, abbiamo tolto una decina di posti a sedere e adesso cercheremo di capire se così può andare bene”, ci mostra la nuova disposizione nel suo locale Marina Porotto. Clientela dimezzata le chiedo? “Io credo anche meno della metà”, mi risponde Marina.
Proviamo a fare un veloce calcolo: in un locale, bar o ristorante, che prima del Covid-19 aveva tavoli per 30 persone, con le nuove disposizioni dovrà ridurre di circa due terzi i posti. Questo significa che da 30 si passerà a 8, massimo 10 clienti. Per ripartire quindi, distanza di sicurezza, rilevatore della temperatura all’ingresso, guanti e mascherina, sanificazione e menù digitali: “Stiamo pensando all’uso di menù elettronici per evitare che vengano toccati e contaminati, per olio e sale invece, ad esempio, sanificheremo ogni volta che cambierà il cliente”, ci spiega Marina Porotto. Insomma, alle porte una nuova quotidianità che chiederà il massimo sforzo e la massima collaborazione da parte di tutti noi.
cronaca
Coronavirus, verso la riapertura del 18 maggio: bar e ristoranti studiano il menù digitale
Marina Porotto (Fipe): "Un decimo dell'incasso nella settimana del take away"
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