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Gli esperti della Protezione Civile non mancano di rilevare l'inefficienza del governo del pallone
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Il Comitato Tecnico Scientifico, organo attivato presso la Protezione Civile a supporto dell'attività del governo sul fronte della lotta al Covid-19, ha fatto pervenire alla Figc il protocollo dettagliato in sei punti per la ripresa del campionato di serie A. Il documento peraltro non manca di una premessa polemica, in cui si accusa la Federcalcio di scarsa efficienza nel fornire i documenti richiesti dal CTS, non senza sottolineare che la messa in sicurezza del calcio non deve prescindere dalle esigenze generali di salute pubblica. 


1 - Pur ribadendo che la documentazione inizialmente dalla FIGC fornita è largamente lacunosa e imperfetta e che non si sono avuti riscontri adeguati ai rilievi sollevati e ribadendo che la realizzazione dei test molecolari sulle persone interessate alla ripresa degli allenamenti di squadra non devono minimamente impattare sulla disponibilità del reagentario da dedicarsi in maniera assoluta ai bisogni sanitari del Paese, si riconosce l’importanza anche sociale che questo sport riveste;

2 - Il CTS prende atto che gli allenamenti di gruppo sono parte imprescindibile del percorso relativo alle attività agonistiche;

3 - Il proposito di mettere in quarantena non solo gli atleti, ma tutto il personale che fa parte di una squadra (medici sociali, massaggiatori, fisioterapisti, magazzinieri, cuochi, etc) può rendere la ripresa degli allenamenti di gruppo medicalmente coerente con le indicazioni già fornite da questo CTS in merito alle misure per il contenimento epidemico;

4 - II CTS sottolinea che, per avere efficacia, le misure di quarantena volontaria devono essere stringentemente rispettate sotto la responsabilità del medico sociale e del medico competente;

5 - Qualora, durante il periodo di quarantena volontaria sopra indicata, anche un solo membro dell’equipe risulti positivo al test molecolare per SARS-CoV-2, tutti gli altri componenti del gruppo dovranno da quel momento, per ovvie ragioni di prevenzione della diffusione epidemica, non avere contatti con qualsiasi altro soggetto esterno per 14 giorni;

6 - II CTS, infine, riafferma che l’intera delegazione sportiva (calciatori, personale dirigente, assistenti, maestranze e tutti gli altri lavoratori a qualsiasi titolo coinvolti) rimarrà posta, com’è ovvio, sotto il controllo sanitario e la responsabilità dell’Autorità Sanitaria Locale su cui ricade la competenza della struttura ricettiva che ospita la delegazione medesima.
Atteso che il gioco del calcio, prevedendo contatto fisico. è un’attività intrinsecamente connotata da un elevato rischio di diffusione di contagio e che tutte le sopra indicate considerazioni vengano rispettate in maniera puntuale, il CTS ritiene di esprimere un parere tecnico non ostativo alla strategia ipotizzata dalla FIGC, lasciando, per ovvia competenza di funzione istituzionale, la decisione finale nel merito al Ministro competente. Si auspica fortemente, inoltre, che la FIGC fornisca un protocollo che risponda puntualmente alle osservazioni e ai rilievi sollevati da questo CTS in coerenza con solide evidenze scientifiche accumulate e le circolari ministeriali emanate.