Ma la scuola, i ragazzi, i bambini? Al nostro futuro, alle prospettive delle nuove generazioni , all’orizzonte per i figli, i nipoti e i futuri pronipoti, quelli che, tra l’altro, pagheranno i debiti accumulati in questa immane tragedia chi ci pensa La scuola merita in queste frenetiche riunioni, nei confronti tra Governo e Regioni, tra task force di ogni formazione e importanza, tra esperti consultati a ogni respiro, il ruolo dell’ultima Cenerentola, neppure quella che riesce ad andare in carrozza alla festa da ballo con il Principe. La scuola è solo il balbettio incerto di una ministra, forse troppo inesperta per il ruolo che ricopre in questa emergenza totale, sulla dinamica degli esami di maturità e su quelli di terza media, sulla ripresa “mista”a settembre, tra scuola “in presenza” e scuola “ a distanza”e poco altro.
I politici e gli amministratori annunciano la riapertura dei “centri estivi”, come se fosse una soluzione, mentre l’orizzonte più ampio del prossimo anno scolastico resta ancora una incerta nebulosa.
Si misura la distanza per qualsiasi aperitivo da consumare in celebrazione del tanto agognato ritorno alla normalità. Ma la normalità per la scuola, per i ragazzi, per i bambini, per quelli che stavano compiendo i primi passi negli asili e nelle scuole, perchè di questo non si parla?
La scuola distanza? Certo: ha salvato il salvabile. Ma che misura ha salvato in una scuola nella quale più del 40 per cento non aveva gli strumenti per partecipare e c’è la percezione del fatto che la distanza ha tenuto principalmente (per quel che ha tenuto) solo grazie a mamme e papà assistenti dei figli piazzati davanti a quei computer, a quei tablet?
Insomma la scuola a distanza ha retto perché il lock down costringeva la famiglia a riunirsi in modo stretto, come non era immaginabile e come non era mai successo. E poi qualcuno ha mai calcolato quanto si è perso, in termini di ore, di apprendimento, di scambio culturale e sociale, sostituendo una o due ore al giorno “ a distanza” con il normale orario scolastico? Qualcuno ha mai programmato come quel tempo perduto per tutti e per alcuni _ i più sfortunati senza computer, senza tablet, senza genitore disponibile e capace_ in moto totale , possa essere risarcito nel futuro di una carriera scolastica, nello sviluppo dei prossimi anni e prescindendo dal “buco” di oggi?
Abbiamo solo sentito parlare degli esami per risolvere la pratica dell’anno in corso, con un dibattito ondeggiante e che ora si inasprirà di fronte alla possibilità di “bocciature in alcuni casi”, che la solerte ministra ha elencato. Ma come si potrà sentire l’alunno bocciato, magari per gravi carenze accumulate nel suo corso scolastico precedente, quando è da febbraio che non mette piede in classe e magari era tra quelli impossibilitati “alla distanza”?.
Le riaperture delle scuole sono sempre state un tabù dal primo momento, mentre quasi tutti gli altri paesi covidizzati hanno in qualche modo scalato il rientro dei più giovani.
Si ha una idea del danno subito dai più piccoli, da quelli che magari avevano appena incominciato la prima elementare, avevano fatto il primo passo nella realtà attraverso la quale ci si forma una idea di socialità, di rapporto non solo con il sistema educativo, ma con i primi amici, il primo concetto di collettività e a febbraio sono stati chiusi in casa, lasciando all’inizio la percezione del rapporto con i maestri, come le maestre, con gli orari, con lo scambio rispetto ai compagni? Per fargli fare la prima passeggiata intorno all’isolato di casa ci sono voluti quasi due mesi.
Ci saranno dei deficit cognitivi incalcolabili e dei deficit sociali che, ad ascoltare i pediatri e i sociologi più avveduti, potrebbero provocare danni non indifferenti, da affrontare subito e nel tempo.
Non ci sono state ribellioni, hanno risposto con responsabilità al capovolgimento dei loro ritmi biologi, alla cancellazione della loro libertà. Forse si potrà dire che connessi lo sono comunque rimasti, perché il wi fi è sempre stato garantito. Ma si può stabilire quanto hanno perso in questi mesi della loro maturazione, in qualche modo dirottata dal binario consueto. Lo stop alle relazioni di amicizia, di colleganza e anche di sesso, per quanto pesa a quell’età e nella formazione della personalità, che ripercussioni ha prodotto?
Le generazioni di oggi non sono come quelle di ieri, nelle quali spesso il lock down per certi comportamenti era la conseguenza di una educazione di rapporti all’interno della famiglia così diversa da oggi.
Il problema non è quello del danno immediato e specifico, è proprio quello di una prospettiva.
Ma quei bambini, quei ragazzi, quegli studenti sono il nostro futuro. Sono il loro futuro. Sottovalutare o non calcolare, pensando che si risolve tutto con un centro estivo riaperto, con un esame di maturità lungo un’ora (chissà perché un’ora e non di più o di meno, a seconda di come si risponde?), con un’infornata di 16 mila precari nella scuola di domani, appare colpevolmente riduttivo.
IL COMMENTO
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