La farsa del ‘decreto Sardegna’ si è risolta, come spesso capita in Italia, in una bolla di sapone: il ministero dei Trasporti, dopo la figuraccia della notte del 2 giugno, ha fatto marcia indietro. Tutte le navi dirette in Sardegna, qualunque sia l’operatore che le gestisce, possono approdare nell’isola. Un provvedimento logico e inevitabile, che mette però a nudo le contraddizioni del governo nella gestione di questa vicenda.
Tutto parte ben le oltre le 22 di martedì: le frecce tricolori sono ormai un ricordo, il presidente Mattarella è rientrato da Codogno e le manifestazioni più o meno assembrate delle opposizioni sono concluse. E’ a questo punto che i ministri De Micheli (Trasporti) e Speranza (Salute) si riuniscono per decidere che fare con le riaperture da e per le isole, visto che dalla mezzanotte il premier Conte riaprirà le frontiere interne dopo mesi di lockdown.
Sulla Sicilia la partita si conclude senza intoppi, tutto riaperto, i traghetti di ogni ordine e grado possono tornare a viaggiare; più complessa, evidentemente, la ‘questione Sardegna’: il governatore Christian Solinas ha mostrato per giorni la propria preoccupazione, vuole un passaporto sanitario per essere certo che i turisti diretti sull’isola non siano contagiosi. Il governo stoppa le sue richieste ma, evidentemente, in seno ai ministeri la discussione prosegue. E’ in questo contesto che De Micheli (soprattutto) e Speranza prendono una topica clamorosa: si alla ripartenza dei traghetti, sentenziano, ma solo per la cosiddetta ‘continuità territoriale’.
Nel frattempo i vacanzieri prenotati per il giorno successivo (e forse anche gli operatori turistici) vanno a dormire, ignari di ciò che a Roma hanno appena deciso. La mattina dopo è un caos. “Cosa vuol dire – si chiedono le compagnie marittime e le associazioni di categoria – che si può viaggiare solo in continuità territoriale? E ce lo dicono adesso”?
La situazione prende una piega tragicomica: ci sono centinaia di automobili in viaggio verso i porti italiani, pronte a imbarcarsi sui traghetti diretti a Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Cagliari, Arbatax. Seicento macchine sono attese a Livorno, moltissime a Genova, per salire sul traghetto di Grandi Navi Veloci. Cosa devono fare?
La sparata ministeriale trova un argine nel pragmatismo, tutto militare, del comando generale delle Capitanerie di Porto, guidato dall’ex capo del porto di Genova, l’ammiraglio Pettorino: inizia in quella sede un lavoro di interpretazione del decreto, a partire dal significato di ‘continuità territoriale’. Dapprincipio sembrava che ciò significasse “solo l’azienda convenzionata con lo stato”, cioè Tirrenia, poi è passata l’interpretazione che tutte le compagnie che svolgono ‘anche’ un servizio di continuità territoriale possono partire. Infine la decisione che taglia la testa al toro: il decreto è troppo tardivo, passeggeri e compagnie non possono organizzarsi in tempi così stretti, oggi e domani viaggia chiunque. Poi deciderà il ministero.
Che, ieri sera (curiosamente sempre dopo cena), si rimangia tutto: “La riapertura del traffico passeggeri non residenti, da e per la Sardegna, avverrà a partire da venerdì 5 giugno – c’è scritto nella nota - In principio, stando a specifiche richieste giunte tramite lettera al Mit da parte della Regione Sardegna, la riapertura sarebbe avvenuta venerdì 12 giugno. La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, valutato il flusso di passeggeri dal giorno 3 giugno e considerata la presenza di collegamenti marittimi aggiuntivi anche su linee di traffico non soggette a onere di servizio pubblico e che operano a libera prestazione, ha ritenuto in accordo con la Regione Sardegna di anticipare al 5 giugno la riapertura dei collegamenti marittimi, oltre che quelli aerei, per tutti i passeggeri”.
Abbiamo fatto spaventare un po’ di turisti e operatori e fatto scrivere qualche articolo ai giornalisti, ma stavamo solo scherzando. Andate dove vi pare, divertitevi e rispettate le distanze. W l’Italia!
porti e logistica
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3 minuti e 20 secondi di lettura
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