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Per gli altri cinque indagati Cusatti ha invece disposto l'obbligo di dimora e il divieto di avvicinamento allo stadio di Marassi. Il giudice ha dunque accolto l'impianto della procura secondo la quale il gruppo di tifosi avrebbe estorto al Genoa oltre 350 mila euro dal 2010 al 2017 oltre ad avere aggredito i giocatori e gli allenatori quando non vincevano le partite o non giocavano con l'impegno a loro dire dovuto. La procura aveva chiesto l'arresto per gli otto ma il gip aveva rigettato e così era stato presentato appello davanti al Riesame.
Secondo l'accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Francesca Rombolà, il gruppo avrebbe imposto la "pace del tifo" in cambio di pagamenti. Gli investigatori della mobile avevano scoperto che il pagamento avveniva versando i soldi a una società che a sua volta girava i bonifici a una seconda impresa per prestazioni in realtà mai avvenute. La prima società è la "4 any job", in cui lavorava Sergio Lagomarsino (già noto per associazione a delinquere finalizzata alla prostituzione) e la seconda è la Sicurart, i cui soci erano Marashi e l'avvocato Riccardo Caramello. La Sicurart fatturava prestazioni mai avvenute o gonfiate e spartiva i soldi al gruppo. Gli ultrà nel corso degli anni hanno aggredito più volte i giocatori con blitz negli spogliatoi o all'aeroporto dopo i rientri dalle trasferte.
IL COMMENTO
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