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Il timore è che salti il banco, l'ennesimo. Ovvero, che anche a Genova come in Puglia, in Campania e nelle altre Regioni al voto a settembre l'accordo col Pd per sfidare il governatore uscente Giovanni Toti non arrivi. E così in molti hanno lamentato una posizione, quella dei vertici grillini, considerata "troppo dura".
"Non possiamo dire sempre no", l'accusa che vari eletti hanno mosso. La maggioranza, pare. Anche se alcuni dei presenti hanno difeso i dubbi nutriti dalla linea di comando sui nomi in campo finora. Uno su tutti quello di Paolo Bandiera, il dirigente dell'Aism spinto dai dem negli ultimi giorni. "Arriviamo con un accordo a luglio inoltrato, dunque già azzoppati e con il nome di un perfetto sconosciuto? Toti si fregherà le mani e si farà una bella risata...", la riflessione di un presente.
Due fazioni distinte dunque. Una accusa l'altra di volere l'accordo a ogni costo, l'altra risponde che il M5s, sulle Regionali, è più che mai il partito del no. E anche le parole del premier Giuseppe Conte, quella "sconfitta per tutti" non arrivare a un accordo, non sembra aver sortito gli effetti sperati. Visto che sulle chat grilline era un tam tam di giudizi critici contro il presidente del Consiglio, finito nel mirino anche dei membri di governo M5s.
Intanto la situazione è ferma. Col M5s che spinge sui nomi dell'ex preside di Ingegneria dell'ateneo di Genova Aristide Massardo o del cronista del Fatto quotidiano Ferruccio Sansa, e il Pd che sostiene Bandiera. Salvo che una delle due parti non ceda a uno dei tre nomi sul tavolo, per ora l'unica via d'uscita possibile appare quella di un quarto nome che metta d'accordo tutti. In pratica, una missione impossibile o quasi.
IL COMMENTO
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