"La mia casa era lì dove ci sono i fiori in quella scarpata, fa impressione non avere più nulla di tangibile da vedere". Inizia così il quarto docufilm della serie "Il ponte, 24 mesi tra speranza e dolore" dedicato agli sfollati del Ponte Morandi.
La voce, il viso è quello di Giusy Moretti: nei giorni dopo il crollo è diventata il punto di riferimento delle circa 600 persone, 266 nuclei famigliari, che non hanno potuto far rientro nelle proprie abitazioni. Lei, coordinatrice del comitato degli sfollati, è il simbolo di chi non aveva più una casa, di chi è scappato nei minuti successivi al crollo da via Porro e da via del Campasso con solo i vestiti che indossava. Il quartier generale era la zona di via Fillak sotto il 'ponte di ferro': lei lì è sempre stata presente durante i pranzi e le cene, a farsi da tramite con le istituzioni per cercare di risolvere dubbi e dare risposte. Qualcuno in quei giorni l'aveva ribatezzata la 'pasionaria' del ponte. Giusy viveva in via Porro 16 da sessant'anni: "in questa strada ci sono le mie cadute in bicicletta, i miei primi amori, il mio matrimonio e la nascita delle mie figlie gemelle".
Giusy è stata un punto fermo non solo per gli sfollati organizzando incontri, assemblee ma è stata anche chi ha aiutato i giornalisti a capire quella via, le paure, i bisogni degli sfollati. Spesso ci si dimenticava che anche lei era una sfollata e viveva con suo marito il dramma di chi non aveva più la casa.
Giuseppe Rodinò per quarantanni ha vissuto al civico 9 di via Porro ora può solo indicare quello che era il profilo del suo palazzo, proprio lì dove venerdì verrà inaugurata la 'radura della memoria', un memoriale provvisorio dedicato alle 43 vittime.
Franco Ravera ora è presidente dell'associazione 'Quelli del Morandi' che cerca di portare avanti l'esperienza di solidarietà ricevuta in quei momenti. Quando ripensa a quelle settimane ricorda: "Dal 14 abbiamo iniziato un'avventura che si è conclusa penso positivamente ma ci ha visto impegnati per molti mesi".
Attraverso le dirette di allora e interviste inedite rivivremo questi 24 mesi dal punto di vista di chi viveva sotto il ponte Morandi. Hanno tutti una nuova casa, molti sono rimasti a vivere a Certosa ma tanti hanno scelto altri quartieri.
"Capisco che sia niente di fronte alle 43 vittime - conclude Giusy - ma noi siamo e saremo per sempre degli sfollati".
Il docufilm andrà in onda su Primocanale alle 8.00; 11.00; 14.00; 18.45; 20.45; 22.45.
cronaca
"La mia casa era lì", su Primocanale il docufilm dedicato agli sfollati del Morandi
Circa 600 persone, 266 nuclei famigliari
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