A scoprire che in via Roma i commercianti hanno già cominciato a guarnire i negozi della strada più centrale di Genova con gli addobbi natalizi mi si è aperto il cuore. Nonostante tutto quello che stiamo vivendo e la paura del futuro ecco un segnale di speranza.
Ci si vuole preparare al Natale, ai suoi riti, alle sue celebrazioni, laiche e religiose, ma anche ai suoi consumi, come se questo incubo non ci fosse e non proiettasse la sua ombra lunga anche sulla festa più cara di tutte.
Bisogna fare così: pensare che la vita, fatta un po’ a brandelli dalle misure che la pandemia impone quasi ora per ora, deve continuare.
E Natale va preparato come è sempre stato fatto, anche se le previsioni nere lo stanno cancellando e lo minacciano in ogni sua manifestazione. Ci hanno già tolto la Pasqua, il Primo maggio, il 25 Aprile, hanno praticamente cancellato tutti i riti della Primavera. Ma il Natale no, quello bisogna difenderlo, almeno nello spirito, la sua anima, il significato di ri-nascita che ha e che trasmette sopratutto dentro alle famiglie.
Come farebbero i bambini senza Natale, le sue favole, i suoi riti, i suoi appuntamenti, i suoi simboli immortali? A questo bisogna pensare nella difficoltà che stiamo vivendo e che minaccia anche la tradizione più profonda, più vissuta, comunque condivisa da tutti, a prescindere dalle proprie convinzioni, etiche, morali, religiose. Allora un applauso a quelli che hanno già cominciato a rispettare quella ritualità della quale la guarnizione, gli addobbi fanno parte, augurandosi che nessuno molli.
Possiamo immaginare un Natale con le strade buie e i negozi vuoti? No, anche se le previsione fosche di questi giorni potrebbero spingerci a farlo, anche se gli epidemiologi, gli esperti che studiano quella maledetta curva dei contagi ci fanno vedere i grafici che coprono la cometa, l’albero, la barba bianca di Babbo Natale.
Nel profondo dell’animo umano c’è sempre stato lo spirito della sopravvivenza, della resistenza, che oggi chiamano resilienza, della vita che deve andare avanti. E’ sempre successo, anche nei tempi più bui.
Durante la guerra le luci del Natale si accendevano, magari in qualche rifugio anti aereo, magari nelle trincee dei soldati, tra le macerie delle città. Non siamo a quel punto, ma questa è in qualche modo la nostra guerra, l’evento più traumatico vissuto dalla generazione che ha avuto la fortuna di non attraversare gli eventi bellici. In quelle guerre le nostre nonne preparavano il Natale comunque, facevano i dolci senza zucchero e farina, con quello che trovavano, ma le torte avevano lo stesso aspetto di quelle vere.
Era un modo di dire: resistiamo, andiamo avanti, tutto tornerà come prima. E’ quello che ho pensato vedendo quelle piante di alloro intorno ai negozi di via Roma. Un piccolo angolo di speranza nel buio di questi giorni delle città chiuse, tra coprifuoco, rabbia e paura. Grazie.
cronaca
Gli addobbi di Natale a Genova in via Roma e le torte senza zucchero della guerra
Resistiamo, andiamo avanti, tutto tornerà come prima
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