Qualcuno sa dirmi dove è il Pd? Quello liguregenovese in particolare? Non riesco a trovarlo. Non parla, non discute. Tace. A parte Pippo Rossetti unico che è molto impegnato a smontare pezzo per pezzo la sanità totian-vialesca rasata via dal territorio anche con l’aiuto dei predecessori della gauche, gli altri che cosa fanno? I giovani entrati in consiglio regionale sono già stati sedati? Che cosa aspettano a farsi sentire rumorosamente dai compagni in sonno? Mi auguro che non attenderanno il permesso dei notabili “impoltronati” (come direbbe Caproni) a Roma tra segreteria di partito e commissioni? Se è così, possono stare tranquilli: gli illustri fantasmi rifugiati nella Capitale faranno in modo che qui da noi non si muova niente nel partito, preoccupati che qualche buon militante si accorga di quello che hanno combinato. O non combinato, visto il risultato elettorale.
In mezzo a questo mortorio è davvero frizzante l’apertura dopo 32 anni di una sezione del Partito Comunista Italiano a Certosa (LEGGI QUI), delegazione valpolceverasca scossa tragicamente dal crollo del ponte Morandi. E in questa sezione (altro che circolo stile Pd, come se gli eredi di Togliatti, Berlinguer e Natta fossero un club di bridgisti….) i fondatori-attivisti si pongono obiettivi molto concreti. Tradotto: fanno proposte. Hanno alternative. Non si limitano alla critica, comoda stando all’opposizione in un momento così catastrofico.
Forse sbagliamo e magari i piddini di Genova in queste ore di lockdown soft stanno freneticamente lavorando per celebrare a gennaio i cento anni della nascita del Pci. Qualcuno li ha avvisati che cent’anni fa, al congresso socialista di Livorno ci fu una scissione e i rivoluzionari se ne andarono dal teatro Goldoni e poco distante, in un altro teatro, fondarono un nuovo partito? Da cui un po’ di anni fa è spuntato questo Pd che ancora oggi stenta a trovare la sua anima dopo l’incontro con i cattolici progressisti e ora quello con i grillisti in fase di “metamorfosi partitica”. La mega riunione via Zoom di Italianieuropei promossa da D’Alema ha ribadito la necessità di aprire l’ennesimo “cantiere della sinistra”. Sacrosanta esigenza, ma con chi? Con i fantasmi impoltronati no per favore!
Ragazzi/e, compagni/e, date una telefonata a Roma e auguri se riuscirete a trovarli, questi fantasmi che avete/abbiamo/hanno votato alle ultime elezioni. Rivolgetevi a "Chi l’ha visto". Sennò va a finire che si renderanno conto dello storico anniversario quando magari il sindaco Bucci (che sicuramente tira un po’ più a destra, ma è un abile sparigliatore anche di ideologie) celebrerà lui, la nascita del partito un tempo con falce e martello, e dei suoi uomini genovesi più eminenti, da Umberto Terracini che divenne quasi presidente della Repubblica a Gelasio Adamoli uno dei sindaci della ricostruzione che, quando capeggiava l’opposizione, per non gravare sulle casse di Tursi, viaggiava serenamente in cuccetta insieme all’avversario (non nemico) sindaco democristiano Vittorio Pertusio. Senza contare che, anche se per sbaglio, Palmiro Togliatti, il Migliore, nacque in quella che oggi si chiama via Dino Bellucci ex via Albergo dei Poveri. Brrr che brivido rivoluzionario!
Diteglielo con cautela tutto questo, ché non abbiano un sussulto. Che non si spaventino troppo del passato. A meno che non l’abbiano rinnegato del tutto.
Avvertite i fantasmi che Genova, quando loro non ci mettevano le mani, era una delle cosiddette "città rosse" (dieci anni sindaco il socialista lombardiano Fulvio Cerofolini, vice il comunista Luigino Castagnola) perché quel partito prendeva percentuali bulgare e in certi quartieri a ponente, da Sestri e Voltri, da Rivarolo a Pontedecimo, superava abbondantemente il 70 per cento e oltre. E ora gli unici quartieri rosé sono Castelletto e Albaro, note enclave marxiste-leniniste…
Che questi fantasmi non se la prendano con il segretario Farello che non ha nessuna colpa delle odierne sonnolenze…
E finalmente facciano i bauli. O se preferiscono, li chiudano i bauli e restino pure a Roma. Lasciando ai giovani (ma i veri giovani , non la generazione consunta dei cinquantenni!) il compito difficilissimo ma interessante di ricostruire una sinistra riformista e popolare, democratica e moderna come preferite, in questa città. Una sinistra che ascolti e parli , ma soprattutto una sinistra che offra alternative serie e non si limiti soltanto a tentare la demolizione delle cose che fanno quelli al governo.
Esempio: sinistra, come vorresti realizzare dopo il disastro della pandemia la rinascita del centro storico? Come struttureresti la sanità territoriale? Che cosa ne faresti degli ospedali esistenti? San Martino, Galliera, Evangelico, ma anche il Gallino di Pontedecimo (tema importante sollevato proprio nella nuova sezione del nuovissimo Pci!) e Sestri. Che cosa faresti a Erzelli? Come cambieresti il servizio di trasporto pubblico? Come garantiresti la sicurezza dei cittadini che abitano nei caruggi? E la pulizia? Che cosa faresti dei quartieri collinari degradati ? Piani, progetti, numeri e non parole. Ma forse è meglio attendere le proposte dalla sezione di Certosa piuttosto che i piagnistei dei fantasmi impoltroniti a Roma…
politica
Arriveranno dalla sezione del Pci di Certosa le proposte che non fanno i fantasmi del Pd?
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