cronaca

Il racconto di Ilaria Cavo che da giornalista seguì i processi del 'mostro'
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"Aveva un velo negli occhi che lo separava dal mondo". Ilaria Cavo oggi è assessore in Regione Liguria ma nel 1998 era direttrice di Primocanale e seguì passo passo il processo Donato Bilancia. Tutte le udienze venivano seguite in diretta dal tribunale con ospiti, avvocati ed esperti che provavano a delineare la figura del serial killer dei treni e delle prostitute. Fasi processuali che non hanno mai visto la presenza di Bilancia che preferiva non incontrare i parenti delle sue vittime. Tra il 1997 e il 1998 furono 17 gli omicidi commessi tra Liguria e Piemonte (LEGGI QUI LA STORIA DI DONATO BILANCIA).

A condurre quelle trasmissioni proprio Ilaria Cavo che racconta a Primocanale quel personaggio morto a Padova a causa del Covid. "Davanti avevamo un killer capace di uccidere 17 persone, i suoi erano occhi trasparenti, era privo della capacità di guardare le persone che aveva davanti, un narcisista, per lui gli altri non esistevano, aveva degli occhi chiari, uno sguardo che lasciava disarmati". Prima gli omicidi legati alle bische clandestine, poi gli orefici, quindi le prostitute e infine i treni. Una serie lunghissima di omicidi.

In quelle trasmissioni venivano fuori alcuni dubbi sulle dinamiche degli omicidi. Puntate che il 'mostro' guardava con attenzione. Un giorno lo stesso Bilancia scrive una lettera indirizzata a Ilaria Cavo che racconta cosa aveva scritto: "Nella lettera sostanzialmente diceva 'le scrivo perché seppur in ordine sparso sta sollevando dei dubbi giusti, venga a trovarmi che le racconto come sono andati i fatti'".

Quando le fasi processuali lo hanno permesso l'incontro a Padova è avvenuto. I racconti e le spiegazioni del perché di quegli omicidi commessi in serie uno dopo l'altro. Da lì è nato un libro 'Diciassette omicidi per caso' che racconta la storia del killer cresciuto a Genova.

"In quegli incontri Bilancia ha tentato di fare un po' la parte per risultare infermo di mente e dall'altra di adombrare l'idea di un possibile complice - racconta ancora Cavo -. La sua morte mi lascia diverse sensazioni. Certamente è stata una persona con diversi traumi, ma sempre lucida. Una persona che, almeno davanti ai miei occhi, non ha mai avuto un pentimento".