
Don Pietro lo incontro in uno stanzino di pochi metri quadrati senza finestre, a Genova Pegli, un piccolo luogo che contiene tanto, la sede conquistata della Comunità di Sant’Egidio: con lui tanti volontari coi capelli bianchi, una insegnante e anche una giovanissima, Matilde, appena 19 anni ma la luce della solidarietà che brilla negli occhi neri, che spuntano dalla mascherina: il presente e il futuro. Intorno c’è di tutto, alimenti, giochi (nuovi), abiti. Si confezionano i cesti natalizi, per i “poveri”.
Don Pietro mi mostra una lista appesa al muro, compilata pazientemente al computer da un altro volontario, immagino la sera finito di lavorare, mentre la moglie cucina. Ci sono nomi e numeri di telefono e poi, accanto a ognuno, c’è scritto se sono persone sole, se hanno un cane, dei figli, se sono giovani o anziani: sì, perché nei cesti natalizi Sant’Egidio non vuole mettere cose a caso, tanto per fare. Ma cerca di capire, con pazienza, che cosa potrebbe essere più “azzeccato”. Su una riga, accanto a un nome, c’è un segno, un cerchio fatto a penna e un Ok con punto esclamativo.
Don Pietro mi racconta che un padre, che non aveva mai potuto permettersi regali per i figli, aveva chiesto un monopattino per la più grande e “qualcosa di musica” per la piccina. Quando è andato a ritirare il pacco ha visto che il monopattino c’era e anche il resto e alla ha scritto Ok sulla lista, come segno di ringraziamento. Due lettere che racchiudono una gratitudine immensa.
Sono madre e so quanto un semplice dono per il proprio figlio riempia il cuore di gioia immensa. Questa storia mi commuove.
Poi: don Pietro racconta che una famiglia a cui era stato destinato un pacco “ha ricevuto pochi giorni fa il reddito di cittadinanza e ci ha chiamati per dire che rinunciava al suo pacco a favore di chi ne aveva più bisogno”. Un gran gesto di dignità da parte di chi non ha quasi nulla, verso chi ha ancora meno. Parole Sante. Che insegnano tanto a chi ha tanto e vorrebbe sempre di più, sempre di più.
I “poveri” possono insegnare eccome, e Grazie a tutti coloro che volontariamente li aiutano, da chi raccoglie i generi per loro a chi li dona, nell’anonimato, senza ribalta. Senza nulla chiedere in cambio.
IL COMMENTO
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