Dalla perizia depositata dopo il secondo incidente probatorio risulta chiaro che il "Ponte Morandi è crollato per la corrosione dei cavi di uno strallo lato sud della pila 9, che hanno determinato il veloce cedimento dell'intera struttura". Ma nel documento di quasi 500 pagine si ricorda anche che lo stesso progettista Riccardo Morandi aveva richiamato più volte l'attenzione sul rischio di corrosione.
La procura aveva formulato 40 quesiti a cui i quattro super esperti hanno risposto. Nelle 476 pagine depositate alla gip Angela Maria Nutini i periti riportano che “sono identificabili le carenze nei controlli e gli interventi di manutenzione che non sono stati eseguiti correttamente". L'atto firmato dagli ingegneri Giampaolo Rosati, Massimo Losa, Renzo Valentini e Stefano Tubaro rafforza quindi la tesi dei pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, secondo cui il collasso del ponte "è da imputare a negligenze della società concessionaria Autostrade per l’Italia", mentre le difese puntano sull’esistenza di difetti strutturali nell’esecuzione dell’opera.
In particolare in una relazione datata 1981 il progettista del ponte proponeva evidenziava "la necessità urgente di un intervento di restauro, per non compromettere la consistenza statica dell'opera" proponendo anche "un piano generale di restauro che riguardava, in particolare, il reintegro delle armature nelle nervature degli impalcati tampone, il ripristino delle superfici di calcestruzzo degradate".
L'attenzione poi va a finire sempre sulla pila incriminata. Ben 18 anni dopo dai lavori del 1993, nel 2009 ecco una nuova ispezione Sea ("Stralli lato mare indagini diagnostiche") con un commento scritto a mano sulla "Pila 9 dichiarata più brutta del 10". Per il Comitato vittime di Ponte Morandi "l'ultima perizia rappresenta un importante passo in avanti. Tutto poteva essere evitato con le normali e previste manutenzioni. Bastava una persona che si fosse messa di traverso rompendo un muro di omertà, io mi chiedo come facciano a dormire la notte certe persone”. Così Egle Possetti, portavoce Comitato parenti vittime Ponte Morandi, ha commentato l'evoluzione dell'inchiesta.
Riguardo alla perizia, secondo cui i controlli e la manutenzione avrebbero impedito il crollo del Ponte Morandi. “In cuore nostro pensavamo da 2 anni che tutte le ipotesi fantomatiche che erano state buttate sul piatto non avessero molto senso, dunque questa perizia ha fatto finalmente chiarezza. Anche dalle immagini si evidenziava il logorio dei tiranti, delle parti metalliche. Poi ovviamente dovrà partire il processo, ci sarà la discussione dell’incidente probatorio, però questa perizia è un importante passo in avanti che credo metta un po’ i puntini sulle i", sottolinea Possetti.
"Questo ponte è stato abbandonato per anni e anni, come emerge dalla perizia. Sono state completamente disattese anche le indicazioni dell’ingegner Morandi. Quello che pensavamo da 2 anni è stato finalmente messo nero su bianco, è stato molto chiaro che tutto poteva essere evitato con le normali e previste manutenzioni. Bastava una persona che si fosse messa di traverso rompendo un muro di omertà, io mi chiedo come facciano a dormire la notte certe persone. Sicuramente in questi 30 anni anche lo Stato non ha fatto bene il suo lavoro. Noi abbiamo perso troppo per demoralizzarci, quindi non molliamo e speriamo che questo sacrificio delle vittime possa portare ad un qualcosa di buono per tutti”, conclude la rappresentante del Comitato vittime di Ponte Morandi.
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Crollo del ponte a Genova, la perizia dei 4 super esperti 'assolve' il progettista Morandi
La procura aveva formulato 40 quesiti a cui i super esperti hanno risposto
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