Professore in diverse università italiane, fin dai primi giorni della pandemia, si è chiesto come potesse essere d’aiuto e potesse dare un contributo concreto nella lotta al Covid 19. Prima un corso di formazione a distanza sull’emergenza sanitaria, preparazione e contrasto del nuovo virus Sars Cov-2, completato tra fine febbraio e fine aprile 2020, e poi la decisione di impegnarsi in prima persona nella lotta al Coronavirus.
Lo stesso Rubino aveva già avuto modo di raccontare in prima persona a Primocanale, come durante la prima fase della pandemia, il Covid 19 avesse sconvolto le nostre abitudini segnando l’inizio di un periodo senza precedenti (CLICCA QUI).
Il dott. Rubino ha così deciso di inviare il suo curriculum in diversi ospedali, finché è stato chiamato dall’ospedale di Sestri Levante, nella Asl 4, come dirigente medico del reparto di medicina interna multidisciplinare, e poi da Aprile come volontario per l’emergenza Covid 19.
Un cambiamento che ha il sapore di una sfida, avendo cominciato a svolgere un lavoro nuovo, che conosceva poco nei dettagli, ma mettendoci, come ha raccontato: "Tutta l'energia e l'abnegazione possibile", anche per rendere omaggio al ricordo di suo padre, fisiologo, che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la tubercolosi.
“Ho lavorato per il 118, ma ormai 30 anni fa. Per il resto ho sempre fatto l’odontoiatra. Quando è scoppiata la pandemia, ho provato una sensazione di inadeguatezza nell'avere una laurea in medicina e non poter contribuire in alcun modo. Mi sembrava di non seguire gli insegnamenti della mia famiglia, dove c’è una grossa tradizione medica. Avendo la specializzazione in odontoiatria, il mio contribuito non era così spendibile. Dopo aver scritto lettere e domande ovunque, sono stato chiamato all’ospedale Covid di Sestri Levante. Da fine aprile, inizialmente per un mese, e tutt’ora sono sempre qua”, ha detto Rubino.
La sua destinazione è stata dapprima il reparto pre-Covid, dove vengono ospitati i pazienti cosiddetti ‘grigi’, con sintomatologia, ma, almeno all'inizio, tampone negativo. Durante la seconda ondata, Rubino ha dato il suo contributo anche nel reparto Covid 3, ovvero quello dedicato alla gestione dei pazienti Covid confermati. “Non mi hanno mai messo in prima linea, non ne ho le competenze, anche se ho sempre visitato i pazienti. Ma ho fatto tutto ciò di cui c’era bisogno, mettendo a disposizione anche le mie competenze informatiche”, ha precisato.
“La cosa impressionante è che sapevo fare veramente poco. Il mio primario è uno di due anni più giovane di me, io sono la ‘mascotte’ da certi punti di vista. E’ stata ed è tutt’ora un’esperienza bellissima. Ho riscoperto il lavoro in team, e ho visto l’assoluta abnegazione dei più giovani. Ho visto infermieri piangere quando qualcuno moriva, o per la stanchezza, ma anche quando alla fine della prima ondata sono stati smistati ad altre strutture”, ha raccontato Rubino, che in questi mesi ha lavorato anche sette giorni su sette, con alcune brevi parentesi in cui è tornato al suo studio.
Il dott. Rubino è stato capace di entrare in empatia con i pazienti del reparto, dei quali conosceva le loro storie. Si è anche preso cura, ‘adottandolo’, di un anziano signore senza parenti, che proveniva da una Rsa. L’uomo è rimasto ricoverato a Sestri Levante per ben tre mesi, vista la difficoltà della casa di cura a riaccoglierlo. “Gli portavo gli abiti, glieli lavavo, interagivo con lui. Dovergli dire arrivederci è stato uno dei momenti più emozionanti”, ha raccontato.
L’odontoiatra, che il 31 dicembre scorso si è vaccinato contro il Covid, ha dato anche la disponibilità per essere a sua volta vaccinatore. E non è l’unico della sua famiglia che ha scelto di dedicarsi ad aiutare il prossimo. Anche sua moglie Raffaella, architetto, ha aderito a un bando della protezione protezione civile per l’emergenza Covid, e ora si occupa di inserimento dati.
(Nella foto, al centro, il dott. Luigi Rubino con i colleghi, all'ospedale di Sestri Levante)
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