Duro botta e risposta oggi tra il Partito Democratico del capoluogo ligure e il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi.
L'argomento del contendere è il pesante aumento della Tari fino al 20% che la Corte dei Conti ha imposto al Comune di Genova per il 2021
"L’annuncio odierno dell’assessore Piciocchi conferma di fatto l’incapacità di questa giunta nella gestione del capitolo rifiuti - si legge in una nota del Pd - Un disastro ampiamente annunciato, considerato che il centrodestra non ha saputo realizzare nulla sul piano degli impianti di smaltimento, e i rifiuti devono essere ancora trasportati fuori regione, con costi esorbitanti. Ma nel 2017, in merito al debito contratto dal Comune di Genova, l’assessore Piciocchi aveva dichiarato che sarebbe stato restituito in dieci anni senza aumenti di TARI a carico dei cittadini".
Il Pd poi elenca quelli che sarebbero secondo il partito gli impegni non rispettati.
"In questi ultimi tre anni l’amministrazione non ha rispettato alcun impegno previsto nel Piano industriale di Amiu:
- nessun impianto è stato realizzato. E l’unico progettato lo realizzerà IREN, che ne farà pagare l’uso ad AMIU e quindi ai genovesi.
- la raccolta differenziata in tre anni è salita dell’1,30% (dal 34,22 al 35,52) e ogni anno il Comune paga 500mila euro di multa alla Regione.
- Amiu non ha sviluppato nessun progetto per guidare i processi di economia circolare, nessuna visione sull'impiantistica innovativa e sulle filiere da valorizzare".
"La giunta di centrodestra - conclude la nota - non ha fatto altro che mettere la polvere sotto il tappeto. Ma la Corte dei Conti ha alzato il tappeto. Ed ora vengono fatti pagare gli extra costi dello smaltimento a tutti i cittadini genovesi".
Sul tema non si è fatta attendere la replica del vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi che ha la delega al Bilancio e quindi ai tributi.
“Ho letto con vivo stupore - scrive Piciocchi - le dichiarazioni e gli attacchi scomposti del Partito Democratico: confesso che, davanti alla certificazione del disastro della Giunta Doria sul tema della gestione dei rifiuti e dei costi monster generati dalla chiusura della discarica di Scarpino, in un contesto dove su tutto si può fantasticare fuorché sull’individuazione netta delle responsabilità, mi sarei aspettato un atteggiamento di silenzio o quantomeno di rispetto nei confronti di chi quel disastro ha ereditato, cercando di limitarne le conseguenze sui cittadini genovesi in questi anni".
Poi la puntualizzazione.
"Il Partito Democratico sostiene che la Giunta Bucci avrebbe tenuto la polvere sotto il tappeto - sottolinea Piciocchi - e che questo tappeto oggi è stato finalmente alzato dalla Corte dei Conti. Peccato che la polvere – che significa un debito di 185 milioni di euro del Comune verso AMIU maturato negli anni 2014-2017 – sia stata tutta prodotta dalla precedente Amministrazione e per convincersi di questo basta leggere la puntuale ricostruzione dei fatti contenuta nella pronuncia della Corte dei Conti (e non nel comunicato del Gruppo consiliare del PD). Ricordo che la nostra Amministrazione, allorché si è insediata nel 2017, si è trovata con un’azienda sull’orlo del collasso per la crisi finanziaria che la stava attanagliando proprio perché la Giunta Doria non aveva pagato i suoi debiti. Il bilancio del Comune di Genova per l’anno 2017, a causa della mancanza di copertura finanziaria del costo di gestione dei rifiuti e dei debiti pregressi maturati, fu votato da quel Consiglio comunale con il parere contrario del responsabile finanziario e dell’organo di revisione".
Il Vicesindaco poi entra nel dettaglio dei conti.
"Fa specie quindi che oggi si ergano a giudici, nonché ad esperti contabili, esponenti politici - afferma Piciocchi - che sono le stesse persone che quattro anni fa si sono assunte una responsabilità così grave – il bilancio della sesta Città Italiana votato in difformità ai pareri contabili sulle coperture - e che, al contrario, dovrebbero ringraziare l’Amministrazione Bucci per avere evitato la catastrofe, aggiustando subito il tiro e riportando il bilancio al rigore delle norme contabili".
"La nuova Giunta, più specificamente, dapprima mise in sicurezza la cassa di AMIU - aggiunge - fornendo immediato supporto finanziario per pagare stipendi e fornitori, quindi stabilizzò i conti, facendo in modo che il Comune di Genova iscrivesse il rilevante debito che aveva accumulato nei confronti dell’Azienda nel proprio bilancio: cosa che la precedente Amministrazione non aveva fatto nella prospettiva, vana, di poterlo scaricare su IREN che, per effetto della fallita operazione di aggregazione industriale, l’avrebbe poi fatto pagare – e molto caro - ai cittadini genovesi a partire dall’anno 2018, guarda caso subito dopo le elezioni amministrative".
"Ed infatti l’Amministrazione precedente, nel bilancio pluriennale del Comune di Genova per gli anni 2018, 2019 e 2020, aveva fatto lievitare le previsioni della TARI per coprire il disavanzo enorme generato tra gli anni 2014 e 2017, mettendosi così nelle condizioni per pagare IREN che, forte di quella garanzia, quel debito avrebbe assunto. Il tutto – è giusto ricordarlo molto bene – in una situazione di completa sudditanza del Comune nei confronti di IREN".
Quindi la conclusione.
"Queste sono verità che non sono mai state raccontate dagli esponenti del Partito Democratico - dichiara Piciocchi - che continuano a rivendicare la bontà di un’operazione di aggregazione industriale, le responsabilità del cui fallimento, peraltro, sono da ricercarsi esclusivamente nella passata Amministrazione che non è stata capace di portarla a compimento. Grazie alla stabilizzazione dei conti di AMIU realizzata dall’attuale Amministrazione, è u fatto che la società abbia recuperato una credibilità bancaria, si accinga a varare un ambizioso piano industriale e soprattutto abbia ottenuto da Città metropolitana il rinnovo dell’affidamento in house per altri 15 anni. Davvero è auspicabile per il futuro che chi oggi deve solo tacere abbia la decenza di farlo”.
cronaca
Aumento Tari a Genova, è scontro tra il Pd e il vicesindaco Piciocchi
Duro botta risposta a colpi di accuse
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