Il sindaco Pierluigi Peracchini ha scritto una lettera al Ministero dello Sviluppo Economico Patuanelli in merito alla decisione ministeriale: "In poco tempo si è passati dall’intenzione della chiusura tout court della centrale - spiega il primo cittadino spezzino - a un’ipotesi di trasformazione del gruppo a carbone in uno a turbogas, per arrivare poche ore fa alla conclusione di mantenere l’utilizzo del carbone senza una data di dismissione certa. La decisione ministeriale è in netta contraddizione sia con le direttive europee sull’ambiente, a cui il Governo italiano ha aderito, sia con il Piano Energetico Nazionale finora presentato nelle riunioni a cui ho personalmente partecipato.
E’ inaccettabile subire la decisione di mantenere in attività il gruppo a carbone fino a quando non ci saranno ulteriori 500 megawatt disponibili nel nord Italia, perché ciò significherebbe continuare in questo modo almeno fino 2035”.
“Da oltre sessant’anni la Spezia - prosegue Peracchini - offre una servitù di oltre 73 ettari all’Italia per contribuire alla produzione dell’energia elettrica e altri 90 ettari alla Marina Militare. Una generosità, però, che non è mai stata riconosciuta da parte dello Stato in termini di innovazione, sviluppo, occupazione” conclude il sindaco.
Un intervento sul tema arriva anche dal vice segretario del Pd Andrea Orlando: ”Ho parlato con il ministro dello sviluppo economico Patuanelli chiedendo di intervenire sull’atto della direzione generale che blocca la decarbonizzazione della centrale di Spezia. Mi ha garantito che scriverà nelle prossime ore per correggere questa decisione inaccettabile”.
Ma la deputata Manuela Gagliardi di Cambiamo rilancia: “Se bastasse una telefonata per modificare il Piano Energetico Nazionale c’è da domandarsi perché non sia stata fatta prima”. Mentre il consigliere regionale del Pd Davide Natale richiama il Comune e la Regione alle proprie responsabilità: “Non doveva bloccare tutto la modifica del Puc con la nuova destinazione delle aree rivolta ad attività produttive, artigianali e industriali, tanto declamata dall’amministrazione comunale. Ora Regione e Giunta comunale dichiarano di opporsi alla decisione ministeriale, perché non è stato fatto prima?”
Chiude il cerchio Legambiente: “Le nostre considerazioni sono un misto di indignazione e preoccupazione per l’evolversi di questa vicenda. Nella stessa Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) vi era scritto chiaramente che il Mise si sarebbe potuto pronunciare in merito alla sicurezza ed affidabilità del funzionamento del sistema elettrico nazionale. La nostra preoccupazione è quella che questa decisione assunta diventi definitiva e che figuri anche come anticipazione della futura autorizzazione all’esercizio di nuova centrale a turbo gas come da progetto presentato da Enel e attualmente in sede di valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell’Ambiente. La politica, a tutti livelli, se vuole recuperare un approccio responsabile al tema dovrà rispondere puntualmente nel merito alle considerazioni di Terna rispetto alle carenze della rete elettrica nazionale. A nostro giudizio i 500 MWe che secondo Terna mancherebbero nella zona del Nord Italia potrebbero essere considerati in merito a due possibilità. La prima attraverso un upgrade delle centrali a gas esistenti in Italia, condizione che potrebbe sopperire alle eventuali mancanze di rete evidenziate. La seconda: dando una risposta alle decine di progetti presentati presso il Ministero dell’Ambiente che riguardano adeguamenti o addirittura nuove centrali a gas” conclude la nota di Legambiente.
IL COMMENTO
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