Rosa la troviamo seduta al tavolo del salotto di casa con le parole crociate. Una lente di ingrandimento appoggiata accanto: Rosa dimostra 80 anni abbondanti, e lo possiamo dire a cuore leggero senza paura di essere impertinenti. Perché Rosa domani compie 105 anni. Portati benissimo. Nata il 3 febbraio del 2016 a Bargagli, frazione di Viganego “vicina al presepe nel bosco” ricorda vispa.
“Fino a sette anni fa vivevo da sola a Genova nel quartiere del Lagaccio che mi manca tanto”. Inevitabile una battuta sul Covid “che mi fa più paura della guerra perché anche se si soffriva la fame e c’erano i bombardamenti e scappavamo a rifugiarci nei tunnel anti bombardamento a Genova, eravamo più liberi, oggi manca la libertà di muoversi, di incontrare i parenti. Domani volevo fare una grande festa con tutti, come due anni fa, invece non si potrà”. Il vaccino anti Covid? “Lo aspetto, se mi consigliano di farlo lo faccio eccome perché vuol dire che fa bene”.
La storia di Rosa è semplice ma dura: “A nove anni raccoglievo la legna nei boschi, coltivavo la terra. Poi sono andata a fare la cuoca all’istituto per non vedenti Chiossone di Genova e poi cucinavo nelle case di ricche famiglie genovesi”. Ma fino a vent’anni “sono andata in giro scalza”.
La sua storia vede l’incontro col Papa a Roma quando ha compiuto 100 anni “e mi ha dato tanti bacini” e due storie d’amore, quella col marito morto nel ‘98 e poi con un compagno conosciuto a 90 anni “ma lui ne aveva 11 in meno di me, era un amico di mio marito, anche lui vedovo, gli facevo alcuni lavoretti di cucito poi siamo andati a fare una scampagnata insieme e ci siamo messi insieme. Mi ha portato anche in crociera. Era un amore diverso da quello dei giovani ma intenso. Poi è morto anche lui”.
Chiudiamo con un messaggio ai giovani, che “non si abbandonino a questo modo di vivere malamente, che siano più prudenti”.
Salutiamo Rosa ripromettendoci di tornare il prossimo anno.
“Fino a sette anni fa vivevo da sola a Genova nel quartiere del Lagaccio che mi manca tanto”. Inevitabile una battuta sul Covid “che mi fa più paura della guerra perché anche se si soffriva la fame e c’erano i bombardamenti e scappavamo a rifugiarci nei tunnel anti bombardamento a Genova, eravamo più liberi, oggi manca la libertà di muoversi, di incontrare i parenti. Domani volevo fare una grande festa con tutti, come due anni fa, invece non si potrà”. Il vaccino anti Covid? “Lo aspetto, se mi consigliano di farlo lo faccio eccome perché vuol dire che fa bene”.
La storia di Rosa è semplice ma dura: “A nove anni raccoglievo la legna nei boschi, coltivavo la terra. Poi sono andata a fare la cuoca all’istituto per non vedenti Chiossone di Genova e poi cucinavo nelle case di ricche famiglie genovesi”. Ma fino a vent’anni “sono andata in giro scalza”.
La sua storia vede l’incontro col Papa a Roma quando ha compiuto 100 anni “e mi ha dato tanti bacini” e due storie d’amore, quella col marito morto nel ‘98 e poi con un compagno conosciuto a 90 anni “ma lui ne aveva 11 in meno di me, era un amico di mio marito, anche lui vedovo, gli facevo alcuni lavoretti di cucito poi siamo andati a fare una scampagnata insieme e ci siamo messi insieme. Mi ha portato anche in crociera. Era un amore diverso da quello dei giovani ma intenso. Poi è morto anche lui”.
Chiudiamo con un messaggio ai giovani, che “non si abbandonino a questo modo di vivere malamente, che siano più prudenti”.
Salutiamo Rosa ripromettendoci di tornare il prossimo anno.
IL COMMENTO
Senza bancomat e carte di credito, la mia giornata con solo 1 euro in tasca
Bucci ha ragione: urge prendere decisioni per far correre la Liguria