
A parlare è Massimo, genovese di Borzoli, come il collega Daniele che lavora con lui per conto di Aster nel tracciamento delle piste ciclabili.
Lo incontriamo nelle vie di Marassi, in via Mandoli: Massimo è uno dei lavoratori che a causa degli esuberi nella fabbrica di Cornigliano è riuscito a rifarsi una vita con una nuova occupazione, "migliore di quella di prima", come ammette sincero.
"Fare i turni e le notti alle Acciaierie per ben 19 anni è stato duro, adesso grazie alle mansioni possibili con l'Aster si lavora, ma con meno pressioni, in modo più normale".
La storia di Massimo è la storia di tanti altre centinaia di lavoratori che intorno al 2005 sono stati messi in cassa integrazione con l'Accordo di programma stipulato dopo il superamento delle attività a caldo (le colate di acciaio) e che poi grazie ai lavori socialmente utili hanno trovato una nuova collocazione professionale e economico. Perchè ai circa mille euro di cassa integrazione i lavoratori riescono ad aggiungere altre centinaia di euro sino ad arrivare a 1500 euro, meno dei 1800 che guadagna oggi un operaio delle Acciaierie.
Quanti sono i lavoratori dell'Ilva ancora in cassa integrazione pura?
"Pochi, diciamo alcune decine - risponde Massimo - come si lavorava all'Ilva? Male, perché si era male organizzati, e anche in fatto di sicurezza si rischiava molto, e mi risulta che oggi, con la nuova proprietà la situazione non sia migliorata".
IL COMMENTO
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