Alla fine è riuscito ad ospitare, ovviamente gratuitamente, la Sala Stampa. Magra consolazione per l'imponente Casinò di Sanremo. Uno, se non... il simbolo della città dei fiori.
Perchè, indipendentemente da quello che si fa al suo interno, la meravigliosa palazzina in stile Liberty ,che spicca per la sua prepotente eleganza, rappresenta l'introito necessario per far andare avanti dignitosamente la cosa pubblica. Esattamente come la convenzione Rai che porta a palazzo Bellevue qualche milione di euro.
Meno del Casinò però, che a pieno regime, elargisce annualmente una cifra poco inferiore agli 8 milioni di euro. Numeri da capogiro che, piaccia o meno, inseriscono Sanremo nel gruppo della città fortunate.
L'amara, indigesta consolazione della Casa da gioco lascia comunque di stucco se solo si pensa alla maestosità della palazzina ora oscurata dalla prepotenza della Tv di Stato decisa a non modificare un palinsesto che, senza grossi problemi, poteva essere riproposto nei mesi autunnali quando, complici i vaccini o comunque il tempo che ha ancora da venire, sarebbe stato apprezzato e, molto probabilmente, non avrebbe registrato un calo di spettatori così importante come quello di questa edizione rispetto agli anni passati.
La mancanza di pubblico a Teatro Ariston si sente, eccome. Quei pochi anafettivi applausi registrati fanno venire la pelle d'oca anche seduti sul divano con il calorifero acceso. E' forse umiliante per gli stessi artisti che di certo non possono esprimersi come vorrebbero.
Perchè il pubblico è emozione, applausi standing ovation, sorrisi, vestiti... Insomma: è vita! Stessa cosa vale per il Casinò di Sanremo con i suoi dopo - Festival e e varie trasmissioni. La corsa al biglietto, la caccia al vip che sale le scale avvolte dai tappeti rossi, i generosi aperitivi e le super cene. Menù prelibati e di gran classe.
La classe e l'eleganza tipiche della casa da gioco sanremese, le grandi auto di lusso parcheggiate dal personale rigorosamente in giacca e cravatta, migliaia di francesi, di italiani che tentano la fortuna rallegrati dall'aria festivaliera ricca di gioia e spensieratezza.
Quei sentimenti tanto decantati dai presentatori di questa triste edizione che, coperti dai loro mega chachet, si defilano con frasi banali e di circostanza. " Voi soli dentro il teatro e tutto il mondo fuori.." dicono in tanti.
Ebbene, ne esce un Casinò umiliato costretto ad accontentarsi delle briciole pur di non essere tagliato fuori. Si, quel Casinò, che da sempre ha accompagnato le serate festivaliere evidenziando la professionalità del vasto personale preparato a rispondere a tutte le esigenze. Dall'ospitalità alla presenza assolutamente discreta.
Perchè a palazzo Liberty di grandi personaggi ne sono passati. Eccome. Basti pensare al grande Dustin Hoffman. Chiedere al CDA l'introito perso a causa del Covid / Festival sarebbe una vigliaccata, come spingere un fendente in una ferita profonda.
Chi non ci crede può andare a vedere al fondo di via Matteotti cosa succede...quante sono le sale con le luci accese, quanti i parcheggiatori, croupier, cuochi, camerieri e quanto il personale di sala.
Sono tutti a casa. A guardare, ad aspettare, a mordersi le mani per un futuro incerto e, non meno triste, ad osservare in silenzio l'occasione persa per colpa di interessi e palinsesti. Una scusa che pare non reggere più almeno sotto il profilo della dignità e mortificazione.
cronaca
La Rai fa l'ingorda a spese di commercianti e Casinò
La magra consolazione di ospitare una sala stampa
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