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Si ragiona già per il dopo Covid. Ma i forti costruiti come barriera difensiva della città tra il Settecento e l'Ottocento e passati attraverso le guerre mondiali presentano non pochi problemi. Pochissimi quelli visitabili all'interno, e tutti con massima attenzione. L'obiettivo però è chiaro: recuperare i forti e rendere chiari e sicuri i percorsi per raggiungerli. "E' allo studio una progettazione dei sentieri - precisa ancora Garassino -. Da una parte la cabinovia che li possa collegare direttamente al porto e quindi al mare, dall'altra un percorso che permetta di collegarli tra loro”. Il sogno nemmeno tanto nascosto dell'assessore è che un giorno al loro interno si possano svolgere eventi e manifestazioni. Ma gli investimenti necessari per mettere in sicurezza le strutture abbandonate da tempo non sono pochi. In questo senso il via libera del progetto da parte del ministero potrebbe imprimere una svolta importante.
E allora si progetta anche per il breve periodo. Un primo passo per il recupero delle fortificazioni potrebbe essere quello di concedere in gestione i singoli forti ad associazioni specifiche in modo che possano curarli e valorizzarli. E le realtà interessate non mancano. Già adesso alcuni gruppi di occupano della pulizia dei percorsi e organizzano escursioni per appassionati e non. "Noi non potremmo mai essere competitivi a livello di strutture ricettive come la Riviera romagnola ma dobbiamo puntare sulle nostre peculiarità, in modo che chi voglia ammirarle sia obbligato a venire a Genova" precisa Garassino.
Corre di pari passo con il progetto di recupero dei forti un altro progetto, quello della cabinovia. Mezzo di trasporto considerato strategico che permetterebbe un più facile raggiungimento delle alture genovesi. Una prima bozza è stata visionata dalla sopraintendenza che ha sollevato delle osservazioni, piccoli aspetto assicura l'assessore. Il progetto cabinovia è inoltre stato inserito nella lunga lista delle opere da realizzare per la città da finanziare attraverso i fondi che arriveranno dal Recovery fund. I costi si aggirano intorno ai 25 milioni di euro. "Sarebbe un punto essenziale, perché non possiamo pensare di portare 5-6 mila persone con la macchina in strade strette e prive di via di fuga" precisa Garassino. I progetti ci sono. I fondi necessari per realizzarli ancora no, si attende il via libera da Roma per dare la svolta.
IL COMMENTO
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