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E durante il lockdown sono cresciute le chat e le conferenze via Zoom, soprattutto tra i musulmani più giovani che si avvicinano alla fede. Ma bisogna stare in guardia, poiché via Internet è facile incappare in gruppi di estremisti. “Noi cerchiamo di individuare quelle giuste, dare le informazioni moderate, presentare le proprie testimonianze. Il nostro ruolo è proprio quello di avvicinare le culture diverse, mediare tra loro ed evitare questo scontro di religioni che qualcuno vorrebbe, dato che la religione è uno strumento di pace e non di guerra”. Una frase importante quella di Maiolese in un momento come questo, dove le immagini del conflitto fra Israele e Hamas sono tornate a popolare i telegiornali. Un discorso più politico ed economico, non religioso.
Ormai l’integrazione non è più vista come un problema, grazie al rapporto che si è instaurato con la comunità, al vicinato e alla scuola. Anzi, proprio durante il Ramadan, c’è stata una grande prova di condivisione. “Alcuni italiani hanno deciso di fare con noi il digiuno”, racconta Maiolese. “Hanno detto ‘vogliamo provare anche noi’ e per una giornata c’è stato un momento di integrazione al contrario, dove i nostri amici italiani cattolici hanno dimostrato solidarietà. Noi cerchiamo la pacifica convivenza, non la divisione, sotto l’ombra dello stesso Dio”.
IL COMMENTO
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