cronaca

Viaggio nello storico campo che ospita duecento gitani che potrebbe essere cancellato dai viadotto della Gronda
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Un manifesto con una svastica e la scritta "Abbiamo vinto noi, a morte zingari maledetti"

E' partita da questa terribile minaccia rinvenuta 
a pochi metri dal campo nomadi di salita Nostra Signora della Guardia di Bolzaneto il viaggio di Primocanale nel paese dei sinti di Genova.

"Ce l'hanno tutti con noi da sempre"
esemplifica commentando il manifesto razzista Biagio Bodino, 75 anni, uno degli anziani del campo nomadi.

Il paese dei sinti è nato alla fine degli anni '80
per sistemare la comunità di gitani che per anni veniva cacciata da ogni posto della Valpolcevera dove provava a fermarsi.

Un campo che ora rischia di essere cancellato per fare posto ai viadotti della gronda autostradale.

L'area oggi ospita duecento persone, quasi tutte divise in famiglie, italiani originari del Piemonte e della Toscana, sinti appunto.

Roulotte, camper, ma anche case in muratura più o meno dignitose. Prima pagavano solo una tassa per ogni piazzola, ora anche la corrente elettrica.

Biagio Bodino, 75 anni, pensionato, una vita da giostraio e tante altre cose ancora, e pure qualche precedente penale, come ammette lui, commesso quando era ragazzo, e fra i pochi che accetta di parlare davanti alle telecamere.

Altri nomadi invece declinano l'invito ad apparire davanti alle telecamere "perchè se la gente sapesse che viviamo nel campo nomadi rischieremmo di perdere il lavoro" ammette Ignazio Bianchi, un altro degli anziani del campo con i suoi sessant'anni, che dice di riciclare e vendere ferro che trova dove capita.

Così a raccontare la vita nel campo è Bodino, vaccinato contro il covid come la moglie, e che alla domanda se c'è razzismo a Genova nei loro confronti dice, "Il razzismo esiste in tutto il mondo, esiste come in tutti i Paesi e le regioni, in tutte le parti sono sempre esistite le differenze, come adesso che noi non vogliamo gli immigrati, noi siamo trattati come immigrati di una volta. Gli zingari sono sempre stati nomadi, come quelli del deserto". 

Fra i pochi sinti del campo che parlano anche una donna,
anche lei anziana, Caterina, origini piemontesi, che alla domanda come mai nell'immaginario collettivo i nomadi sono visti come ladri non smentisce ma precisa: "Ma rubano di più quelli che hanno la casa, i signori rubano, quelli lì sono ladri non gli zingari. Gli zingari hanno soltanto la nomea, perche se gli zingari rubassero non sarebbero qui nella miseria".

Prima di accedere nel campo dei sinti, memori di una vecchia indagine dei carabinieri che aveva accertato come molti nomadi di Bolzaneto fossero stati trovati in possesso di refurtiva e risultassero proprietari di immobili e auto di lusso, abbiamo chiesto a carabinieri, polizia di stato e polizia locale una radiografia aggiornata dei sinti del campo di salita Nostra Signora della Guardia.

La risposta di tutti è stata più o meno questa: la stragrande maggioranza non risulta dedita ad attività illecite, "si arrangiano vendendo materiale ferroso o con altre lavoretti e solo due o tre su duecento hanno tutt'ora obblighi di legge per reati commessi in passato".