Padre Aurelio in Centrafica è "l'uomo che piega i fucili". Missionario carmelitano da 30 anni la sua vita è intrecciata con l'Africa dove cerca di portare pace in un Paese che non riesce a trovarla. Negli ultimi tempi la sua lotta si è divisa contro lo sfruttamento dell'oro da una parte e dall'altra contro il Covid anche se lì la pandemia sembra essere un problema secondario.
Padre Aurelio nel 2013, durante la guerra civile, oltre a sfamare e dare un tetto ai rifugiati nella missione di Bozoum, portò avanti una mediazione con i ribelli da solo con solo il crocifisso al collo e da lì è stato soprannominato così per aver favorito la riconciliazione tra ribelli e popolazione locale. In mezzo a quella che ormai è la sua gente, sempre, per evitare stragi ma anche solo per dare coraggio. Proprio 'Coraggio' è il titolo del libro che ha messo insieme i testi del suo blog sempre più seguito da chi vuole informazioni su quella parte di mondo. Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, gli ha conferito il titolo di “Ufficiale della Repubblica Italiana”, onorificenza riservata a cittadini che si sono distinti per atti di eroismo o per l’impegno nella solidarietà, nella cooperazione internazionale.
Padre Aurelio ha ingaggiato una vera e propria battaglia contro quattro compagnie cinesi che sono arrivate in quella zona per cercare oro devastando però il territorio, una battaglia condotta per molto tempo in solitaria prima che poi arrivasse un rapporto pubblicato da Amnesty international. E' stato addirittura fermato mentre stava fotografando i danni ambientali provocati dalle miniere d'oro ma è stato poi rilasciato in seguito alle proteste di migliaia di persone, una vera rivolta popolare in sua difesa. "Arrivano e corrompono governo, presidente e riescono ad ottenere le licenze - racconta - però poi agiscono contro ogni regola, il fiume è stato scavato e deviato, l'acqua contaminata dal mercurio rendendola inutilizzabile per bere e pericolosa per l'agricoltura, siamo riusciti a farli andare via anche a causa della guerra ma sono andati altrove". Battaglia vinta a metà perchè quando i cinesi se ne sono andati, lasciando un ambiente distrutto, "sono arrivati i russi che sono della stessa pasta e in più sono molto potenti anche da un punto di vista militare".
Una situazione sempre molto delicata e fragile: "Ci sono state le elezioni in dicembre però con l'avvicinarsi delle elezioni si è scatenata una ribellione che ha messo insieme le parti più diverse che hanno sempre lottato una contro l'altra, ora si sono ritrovate alleate e hanno bloccato tutto il paese, l'unica strada che consente il rifornimento delle merci, per due mesi e abbiamo avuto molti rifugiati più di 13 mila e ci hanno aiutato dall'Italia da Arenzano ma anche la diocesi di Chiavari. Adesso la situazione si è un po' calmata, c'è il nuovo-vecchio presidente che ha fatto di tutto per rimanere al potere, ma temiamo che la situazione sia tranquilla solo per il momento non sappiamo quanto durerà".
A inizio mese l'auto con a bordo un missionario è saltata in aria su una mina, il padre alla guida si è salvato morta la persona che viaggiava con lui. Due settimane fa padre Aurelio era in quella zona e non nasconde la paura: "La paura c'è normalmente, due settimane fa sono andato nella zona dell'incidente con la mina, sono riuscita a tornare però la paura c'è ma c'è anche la voglia di cercare di fare qualcosa soprattutto per questa gente che è veramente nel bisogno ed è abbandonata da tutti prima di tutto dalle proprie autorità".
La pandemia da Covid laggiù è un problema non prioritario, il Centrafrica resta uno dei Paesi più poveri del continente, dove la prima causa di morte per i bambini è ancora la malaria. "La pandemia grazie a Dio è uno dei problemi minori perché qui siamo a 7000 casi dall'inizio della pandemia quindi da marzo dell'anno scorso, ci sono stati 97 morti ed è vero gli esami non sono tantissimi sono circa 60 mila però significa anche che la malattia non è la prima preoccupazione".
Qui il problema principale ha un mome ben preciso: malaria. "I casi nel 2018 erano 2 milioni e mezzo ma solo quelli certificati in ospedale quindi siamo almeno a quattro volte di più, siamo a circa 10 milioni di casi di malaria, anche i morti erano 4 mila circa nel 2018/19 solo per la malaria quindi le cifre sono veramente diverse, la preoccupazione non è tanto il Covid ma un sistema sanitario che è molto fragile e non riesce a far fronte alle varie necessità normali e quindi anche la questione del vaccino che si inserisce qui diventa molto difficile perché per esempio in Camerun che è un paese vicino che è molto più avanzato hanno ricevuto 700 mila dosi ma sono riusciti a farne solo 50.000 quindi c'è un problema grosso di sanità pubblica da ristudiare".
Per aiutare il lavoro di padre Aurelio in Centrafrica il riferimento è l'associazione amicizia missionaria di Arenzano https://www.amiciziamissionaria.it/donazioni/donazioni/
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Padre Aurelio "l'uomo che piega i fucili" in Centrafrica e lotta contro lo sfruttamento delle miniere d'oro
Più del Covid a spaventare lì è la malaria
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