Inneggiare alle Br sui muri dove venne ucciso il procuratore generale Francesco Coco non è apologia di reato o istigazione a delinquere ma solo un imbrattamento. E' quanto ha stabilito il giudice per l'udienza preliminare Riccardo Ghio che ha mandato a processo cinque anarchici derubricando il reato. Altri otto andranno a processo per occupazione e furto di energia elettrica.
Il 23 gennaio 2019, data in cui venne a Genova il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per i 40 anni dall'uccisione di Guido Rossa, in salita Santa Brigida comparvero alcune scritte. "Guido Rossa infame", Mara Cagol, Tino Viel, Gianfranco Zoja vivono" era stato vergato sui muri. Il sostituto procuratore della Dda Federico Manotti aveva iscritto cinque anarchici, oltre che per imbrattamento aggravato e apologia, anche per associazione a delinquere con finalità di terrorismo e aveva chiesto l'arresto rigettato dal gip. I cinque erano stati identificati dagli investigatori della Digos attraverso le telecamere di sorveglianza.
cronaca
Scritte che inneggiano alle Brigate Rosse, per il giudice non è apologia
Si tratta solo di imbrattamento
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