cronaca

Richiesto l'intervento del governo dopo la decisione dell'azienda
7 minuti e 11 secondi di lettura
 Poco prima delle 17 il blocco stradale di via Rossa è stato tolto: gli operai di Acciaierie d'Italia sono tornati davanti all'ingresso dello stabilimento. Ma lo lotta per dire no alla cassa integrazione non si ferma: domani altro blocco e venerdì, dopo la pausa di San Giovanni Battista, festa del patrono di Genova, la grande marcia sulla prefettura di Genova, con il rischio di bloccare l'intera città. "Metteremo tutti il casco" annunciano minacciosi i sindacalisti.

La lunga giornata di una delegazione dei quasi mille operai delle acciaierie era iniziata alle sette: a quell'ora si sono riuniti davanti alla fabbrica e hanno poi deciso di muoversi in corteo verso la Guido Rossa
che è stata bloccata al traffico, provocando problemi alla viabilità ordinaria in città.

I lavoratori dicono no alla cassa integrazione perchè i loro prodotti,
i prodotti della banda stagnata, come le lattine, lo dice il mercato, mai come in questi anni sono richiesti.

Il blocco di via Rossa ha gettato nel caos il traffico del ponente, con momenti di tensione. Come quando un camionista ha cercato di forzare il blocco e il pensiero di tutti è corso alla tragedia di giorni fa nel Novarese dove Adil, un sindacalista, è stato travolto e ucciso da un camionista.

Ma il via Rossa la tensione scema subito, aldilà del fumo nero dei pneumatici dati alle fiamme che avvolge gli automobilisti e camionisti bloccati nelle code, roghi apparsi inutili e criticati da molti. Una donna che soffre di asma viene fatta passare a bordo dell'auto condotta dal marito, via libera anche per una donna incinta. Poi passa un'ambulanza. Ma il blocco regge e ha retto sino alle 17, con tanto di reparto mobile della polizia e Digos a sorvegliare la manifestazione.

La speranza degli operai si è accesa a fine mattinata con convocazione dei sindacati in prefettura dove però il prefetto non è riuscito a contattare il Ministro del Lavoro Orlando, impegnato in Sicilia per il G20. Ai lavoratori non poteva bastare: domani, salvo novità, domani, mercoledì 23, saranno ancora accampati in via Rossa. Poi la pausa di giovedì, festa di San Giovanni Battista patrono di Genova, per riprendere poi la lotta venerdì, stavolta per marciare, con il caschetto in testa, e boloccare la città. "Andremo in prefettura", hanno annunciato a mo' di minaccia.

"Abbiamo chiesto alla prefettura di intervenire sul ministro del Lavoro Orlando per la disponibilità a un incontro. La richiesta chiara ed esplicita è che l'azienda deve ritirare la proposta, perché non si può trattare con la pistola alla testa", ha detto Bruno Manganaro, leader storico della Fiom Cgil di Genova.

Interviene anche il presidente della Regione Giovanni Toti. “In merito alla protesta dei lavoratori Ilva in corso a Genova per la cassa integrazione chiesta dalla azienda, ho sentito telefonicamente poco fa il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. Il ministro mi ha ribadito la volontà del Governo di procedere con tutti gli investimenti necessari a salvaguardare e rilanciare la filiera nazionale dell’acciaio. Si attende ora la sentenza del Consiglio di Stato che faccia chiarezza sul quadro normativo di riferimento per avviare tutti i passaggi necessari all’ingresso dello Stato per il tramite di Invitalia nella compagine azionaria del Gruppo Ilva”.
Pur comprendendo la stanchezza dei lavoratori per il perdurare del lungo periodo di incertezza – aggiunge il governatore - auspico che cessino le azioni di protesta in corso, che stanno arrecando grave danno a cittadini e imprese di una città, Genova, e di una Regione, la Liguria, già duramente provata dalla pandemia e dalla conseguente crisi. Ritengo ingiusto che legittime rivendicazioni sindacali – conclude - vadano a danno di altri lavoratori. Del colloquio ho informato il prefetto di Genova Franceschelli perché possa riferirlo alle delegazioni sindacali”.

Luca Pastorino, deputato genovese di Leu, si schiera: "Lo sciopero di oggi a Genova dei lavoratori ex Ilva, dello stabilimento di Cornigliano, conferma la necessità di dare risposte ai lavoratori. Da troppi la vicenda si sta trascinando in un clima di incertezza, che ha acuito il malessere di chi ha già trascorso mesi difficili a causa della pandemia. L'impegno dello Stato deve concretizzarsi senza ulteriori esitazioni, perché è fondamentale per il destino della città".

"Altre risposte - aggiunge Pastorino - sono necessarie sulla vertenza Leonardo, affinché venga scongiurata la cessione di Automazione, compiendo così ogni sforzo per garantire i lavoratori. Abbiamo più volte sollecitato il governo, anche attraverso interrogazioni alla Camera, e attendiamo risposte concrete in breve tempo. È il momento di agire, per non ferire ulteriormente Genova".

La motivazione del corteo è la decisione da parte della direzione di aprire la cassa integrazione ordinaria, decisione subito rigettata da lavoratori e sindacati. "Noi vogliamo delle risposte da Governo e dal ministro del Lavoro Orlando e vogliamo che ci diano le risposte che mancano da tutto il gruppo, speriamo che oggi arrivino. Aspettiamo questo per decidere quanto andare avanti con lo sciopero", spiega a Primocanale Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.

Sulla Guido Rossa, verso le ore 9, i lavoratori hanno dato fuoco ai pneumatici come simbolo della manifestazione. "Ci stiamo attrezzando per rimanerci più giorni e fare sciopero a oltranza finché non arriva la convocazione del governo. Se non arriva tra oggi e domani, ci fermeremo solo giovedì per rispetto del santo patrono di Genova, ma poi continueremo. Siamo arrabbiati per l'atteggiamento remissivo del governo", dichiara uno dei lavoratori sulla Guido Rossa, mentre i rappresentanti sindacali distribuiscono ai manifestanti le bandiere della Fiom.

Già da ieri era arrivato il dissenso delle rappresentanze sindacali riunite Fim, Fiom, Uilm, che avevano incontrato la direzione di Acciaierie d’Italia per discutere proprio dell’apertura della cassa integrazione ordinaria. Fiom Cgil aveva annunciato l'indisponibiltà verso una cassa integrazione per crisi di mercato, "una crisi di mercato che non esiste, visto che tutti sanno come il mercato dell’acciaio stia vivendo un momento di crescita impetuosa. Il mercato tira? Bisogna lavorare. Evidentemente - sottolineano dalla Fiom - le motivazioni di questa cassa vanno ricercate altrove".

“Dopo l’assemblea è stato deciso con i lavoratori di manifestare iniziando a bloccare la Guido Rossa, perché vogliamo quelle risposte che mancano da troppo tempo e le vogliamo dal Governo come azionista di Acciaierie d’Italia. La richiesta della Cassa integrazione ordinaria da parte dell’azienda non rispecchia le continue richieste del mercato e sentiamo sempre dire che la Siderurgia è strategica per il nostro paese, ma questo non può rimanere solo a parole ma ci vogliono i fatti, ci vogliono quegli investimenti necessari per rilanciare la Siderurgia tenendo conto dell’occupazione e della sostenibilità produttiva legata all’ambiente senza dimenticarsi del quotidiano. Il Ministro del Lavoro Orlando doveva venire in stabilimento una quindicina di giorni fa e dall’ora non abbiamo più avuto notizie, ci aspettiamo che oggi si faccia sentire e si pronunci su questa situazione che si è creata”, spiega in una nota Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.


Mentre i lavoratori scioperano, arriva la nota di Francesca Re David segretaria generale Fiom-Cgil: "Acciaierie d'Italia chiede di utilizzare la cassa integrazione ordinaria che è finalizzata alle crisi di mercato mentre la domanda di acciaio e il suo prezzo per tonnellata sono a livelli record. E' un'anomalia di cui il Governo deve rispondere, anche perché riguarda un'azienda in cui ha il 50% di presenza nel Consiglio di amministrazione e una produzione strategica per il Paese". 



Arriva anche la dichiarazione di Mario Ghini, segretario generale Uil Liguria: "Ci devono dire se questo paese, tra i suoi fattori di sviluppo, ha ancora la siderurgia. Siamo al fianco dei lavoratori ex Ilva che, ancora una volta, devono battersi per poter lavorare. Assemblee, scioperi, manifestazioni: è un film già visto al quale la politica e i governi che si sono succeduti non hanno ancora saputo dare un adeguato finale che risponda alle esigenze del mercato interno e internazionale. Ci sono le professionalità, c’è la richiesta di acciaio,  non pervenute, invece, soluzioni da parte del governo che tentenna. Dal territorio ci aspettiamo una risposta forte che vada nella direzione della piena occupazione e della piena produzione perché di assistenzialismo si muore e la Liguria ne sa qualcosa. Inoltra l'ex Ilva ha necessità di risorse per investimenti indispensabili  sulla catena produttiva."