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Le tre donne offrivano supporto logistico ai tre uomini (destinatari, questi ultimi, della misura della custodia cautelare in carcere), occupandosi a turno del loro trasporto in occasione dei furti. Inoltre la presenza in auto delle donne, che in alcuni casi erano anche legate sentimentalmente agli uomini, consentiva al gruppo criminale di risultare meno sospetto e diminuiva il rischio di controlli da parte della polizia.
I giovani albanesi, che erano molto atletici, scavalcavano i cancelli posti a protezione delle case o si arrampicavano per raggiungere i piani più alti, dove forzavano finestre e serrande per entrare negli appartamenti che poi razziavano, portando via ciò che potevano. Il gruppo, peraltro, si dimostrava particolarmente ostinato nel raggiungimento degli obiettivi: secondo quanto emerso nel corso dell’indagine i malviventi, attirati da una casa che volevano derubare, avevano tentato di entrare addirittura dieci volte.
Alla fine erano riusciti nell'intento e l'unico rimipanto mostrato era stato quello di non aver portato via delle uova di pasqua da portare ad una delle donne del gruppo.
L’attività d’indagine veniva condotta attraverso numerosi pedinamenti e servizi di appostamento, nonché tramite attività di intercettazione, che peraltro consentivano già nell’aprile 2019 di trarre in arresto alcuni degli indagati in flagranza di reato, dopo la commissione di un furto in abitazione. La refurtiva recuperata è stata tutta riconsegnata ai legittimi proprietari.
IL COMMENTO
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