Hanno ragione coloro che chiedono al Governo di riferire in Parlamento riguardo l’operazione Unicredit – Monte dei Paschi. Il Ministero del Tesoro è infatti il maggior azionista del MPS e il salvataggio della banca senese è costato finora alle casse statali oltre 20 Miliardi di euro.
Il Ministro dell’Economia Daniele Franco ha posto alcuni paletti:
- tutela del marchio e della sua storia;
- tutela della città di Siena e tutela dei livelli occupazionali.
Al Tesoro sembrano quindi determinati anche perché i dati degli stress test sono preoccupanti: il rapporto tra crediti e capitale di qualità (il cosiddetto CETL) è allarmante e pone il MPS nella necessità di un intervento immediato di ripatrimonializzazione.
Non ci sarà lo spezzatino dicono ambienti di via XX Settembre. Bene!
Il Tesoro dovrà sborsare altri 6 MDI di Euro però! L’Unicredit sembra disposto all’operazione senza accollarsi gli NPL, i nuovi crediti deteriorati, e i rischi legali futuri. Sembrano eccessive le richieste della banca milanese se passasse questa linea!
Il PD chiede garanzie per l’occupazione, la salvaguardia del marchio, e l’unità del gruppo e insiste nel volere lo Stato azionista anche nel futuro.
Forza Italia e la Lega la mettono tutta in politica denunciando il ruolo svolto dal PCI – PD fin dai tempi della legge Ciampi (1996) e del decreto attuativo della legge Ciampi (1998)
In quegli anni la Fondazione del MPS si diede uno statuto, non conforme alla legge, che venne approvato dall’allora Ministro del Tesoro del Governo Prodi. Quello statuto stabiliva che dei 15 membri del consiglio di amministrazione, 8 dovevano essere indicati dal Comune di Siena, 5 dalla Provincia di Siena, uno dal Rettore dell’Università di Siena e uno dalla Curia Vescovile.
In questo modo si è consegnato il governo della Fondazione, che controllava il 99 % della banca senese, in mano ad un Comune di 30.000 abitanti, in barba alla norma che vietava posizioni dominanti proprio all’interno dei Consigli di Amministrazione delle Fondazioni Bancarie. Questa è stata la premessa del disastro.
Il patrimonio del MPS in allora era di 4 – 5 MDI di euro oggi è ridotto a meno di 430 milioni di euro. Stupisce finora il silenzio di Banca d’Italia e della BCE.
Eppure non ci vuole molto per ricordare che il grande processo di riorganizzazione del sistema bancario italiano è stato realizzato proprio dalla BIT di Antonio Fazio dal 1993 al 2005 attraverso 356 operazioni di fusione e aggregazione gestite direttamente da via Nazionale.
La più parte delle Banche del Sud vennero salvate dalle banche del Nord con la regia appunto della BIT. (Banco di Sicilia, Banco di Sardegna, Banco di Napoli, Cassa di Risparmio della Calabria, Cassa di Risparmio della Puglia, Isveimer, Cassa di Risparmio della Sicilia). Se il sistema bancario italiano ha retto meglio in Europa dopo il default del sistema finanziario USA (2008) lo si deve al lavoro fatto dalla Bca d’Italia di Antonio Fazio.
Sorprende l’inattività del Fondo Interbancario Italiano a proposito del futuro di Carige spa. Con la rinuncia della Cassa Centrale Banca (CCB) si è tornati nella sostanza al 2019. “Carige spa proseguendo nel suo percorso di rilancio industriale, forte dell’azione impressa dagli organi collegiali, dall’Amministratore Delegato, dal personale tutto “ha dichiarato il Presidente.
Bene il ritorno in Borsa. Occorre però accelerare la definizione di un progetto industriale individuando al più presto un partner con cui aggregarsi.
economia
Operazione Unicredit-Monte dei Paschi tra costi, ripatrimonializzazione e futuro
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