D’Aversa, rispetto alla gestione Ranieri, ha spostato il baricentro della squadra in avanti e questo sta esponendo la difesa a qualche rischio di troppo ma nel contempo alimenta il gioco offensivo. Al quale, però, mancano i gol degli attaccanti, tutti a secco, a cominciare da Damsgaard.
La sensazione è che il giovane danese, rispetto al ruolo da seconda punta ricoperto in Nazionale, nella Samp sia un po’ spaesato come esterno o centrocampista aggiunto. Da perfezionare anche l’intesa Quagliarella-Caputo, ma con il tempo arriverà. In compenso l’avvio di stagione ha proposto Yoshida leader della retroguardia, Adrien Silva in crescita e Candreva in grande spolvero.
E’ una Sampdoria ancora in costruzione, ma in grado di offrire già garanzie di rendimento: giocare alla pari con l’Inter – nonostante Orsato - è stato un grande risultato.
L’arbitro, su tre episodi controversi, ha sempre optato in favore della squadra che non dirigeva da tre anni, poiché ne era stato ricusato: la spinta di Chalanoglu a Damsgaard sul primo gol dell’Inter, la presunta manata in faccia di Colley a Lautaro sulla punizione trasformata da Dimarco, il contatto finale in area tra Dumfries e Candreva. Mai una scelta in direzione della Samp, al di là del tocco di mano di Silva sul rilancio di Skriniar, ma qui il pallone arriva di rimbalzo e la decisione è scontata.
Resta il fatto che, giocando così, la Sampdoria non avrà problemi comunque a conquistare il prima possibile i quaranta punti.
IL COMMENTO
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