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Per diverse ore a partire dal tardo pomeriggio gli anarchici sono stati bloccati nella piazza per l'identificazione. Durante il corteo avrebbero infatti danneggiato due telecamere e strappato cavi della fibra ottica. I locali della zona sono stati costretti a chiudere anzitempo vista la situazione e dagli stessi esercenti sono arrivate lamentele per aver perso parte della giornata di lavoro. Attorno alla piazza si è formato un gruppo di altri manifestanti che chiedono la 'liberazione' delle persone bloccate in piazza Lavagna per l'identificazione.
La modalità di azione tenuta dalla polizia è un qualcosa di insolito, forse portata avanti per la necessità di bloccare alcuni manifestanti non noti alle forze dell'ordine. Alcuni di questi avrebbero con loro anche delle mazze durante il corteo. Solo qualche minuto prima delle 21 la situazione si è sbloccata con la polizia che ha perquisito il carrello che si portavano dietro i manifestanti. A quel punto la piazza è stata liberata.
"La nostra lotta continuerà, non ci fai paura", questi alcuni dei cori urlati nella mattinata dai manifestanti appena fuori dal palazzo di Giustizia, circondati da decine di poliziotti e investigatori della Digos. Negli ultimi mesi il magistrato aveva ottenuto la sorveglianza, però semplice, nei confronti di due anarchiche. Le richieste di applicazione della misura di sorveglianza nei confronti di alcuni anarchici "è una scelta condivisa da tutta la procura in base a parametri di pericolosità di alcuni soggetti" ha detto il procuratore capo facente funzioni Francesco Pinto dopo le proteste di un folto gruppo di anarchici questa mattina contro il pubblico ministero Federico Manotti.
"La personalizzazione di un singolo pubblico ministero - continua Pinto - è del tutto fuori luogo perché il medesimo magistrato come previsto dalle norme rappresenta l'intero ufficio della procura che ha deciso di chiedere, in modo collegiale, di chiedere le misure a carico di alcuni esponenti dell'area anarchica".
IL COMMENTO
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