Domenica e lunedì prossimi, in 52 Comuni della Liguria si andrà al voto. Il più popoloso è Savona, con sessantamila abitanti circa. Le elezioni saranno un banco di prova importante per capire come stanno le strutture amministrative alle nostre latitudini, ma nessuno pensi che sia il risultato ligure sia quello nazionale possano rappresentare una fotografia di quanto accadrà alle prossime politiche, fissate per il 2023.
È vero che si vota in città importanti come Roma, Milano e Torino, ma le variabili e le varianti locali sono talmente tante e profonde da poter condizionare l'esito del voto a prescindere dalle simpatie che il singolo elettore può avere per i partiti. Non sarà la prima volta, e non sarà l'ultima, in cui il simpatizzante di uno schieramento voterà per il candidato di quello teoricamente avverso. Che, però, personalmente offre garanzie, credibilità e un programma degni di essere scelti.
Dico questo non solo guardando alla politica e ai politici ma anche a noi stessi giornalisti. In simili circostanze, la tentazione di trarre delle conclusioni è forte, ma si rischia di sbagliare. Difatti, quando parliamo dei Comuni maggiori, non deve stupire se in uno il Pd e i 5 Stelle andranno insieme e se in un altro saranno al contrario acerrimi rivali. E lo stesso dicasi per il centrodestra, solo apparentemente più coeso rispetto agli antagonisti.
È interessante ragionare, semmai, sulle liste personali, che sono una realtà consolidata in particolare nelle piccole comunità. Ma che ad esempio anche in un Comune come quello di Genova - al voto fra un anno - possono rivelarsi decisive, pure nel far perdere voti ai partiti tradizionali. Proprio il capoluogo ligure, non casualmente, registra su questo punto delle fibrillazioni fra la Lega e il sindaco Marco Bucci (al netto di ogni riferimento su Bucci ineleggibile qualora dovesse ridiventare commissario per le opere pubbliche e contemporaneamente riproporsi come sindaco).
È presto, ovviamente, anche solo per immaginare come andrà a finire la fase preparatoria delle elezioni genovesi. Ma certo non dev'essere ritenuto incidentale che il governatore ligure, Giovanni Toti, inviti il centrodestra genovese (vedi intervista di Alessandra Costante sul Secolo XIX) a ripartire da Bucci. Toti vuole opportunamente mettere il cappello sull'unita' (possibile) della coalizione e ritagliarsi un ruolo nazionale nel sostegno al premier Mario Draghi (difatti premia la Lega di Giorgetti e non quella di Salvini). Nessuno, però, pensi di poter trarre delle indicazioni affidabili sul trend della politica nazionale dal voto del 3 e 4 ottobre. Nei Comuni la sfida è fra i candidati sindaci e sui problemi delle singole realtà. Il resto si vedrà a tempo debito.
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Sul voto del 3 e 4 ottobre pesano questioni locali e liste personali
Alle urne in 52 comuni, banco di prova importante
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