Ci sono occhi che non si dimenticano, che ti entrano dentro. Gli occhi delle mamme delle vittime del crollo di Ponte Morandi sono occhi persi, pieni di lacrime e ogni volta che li incrocio abbasso i miei perché quel dolore, seppur riflesso, annienta.
Alle 11.36 suona la sveglia sul cellulare di Pino e sua moglie Maria Grazia alza lo sguardo “un bacio al cielo e uno a S il suo ultimo nipotino nato il 14 marzo alle 11.35 numero che nella famiglia Altadonna sono più di una semplice coincidenza.
Dopo due anni di silenzio Maria Grazia ha deciso di parlare per Luigi suo figlio e nella radura della memoria oggi è lei a sostenere le altre mamme, è lei ha spronarle, a invitarle a trovare il coraggio di parlare per i loro angeli.
Nunzia e Clelia arrivano da Torre del Greco e sono a Genova per la seconda volta per l’inizio del processo con l’udienza preliminare.
Clelia negli ultimi mesi ha perso il marito e anche la mamma, guarda il nuovo ponte e dai suoi occhi escono lacrime: “Non posso guardarlo, non posso credere che mio figlio sia morto saltando giù da qui non è giusto - ripete - non posso farmene una ragione come potrei?”.
Quegli occhi pieni di lacrime sono un coltello dritto al cuore, allo stomaco. L’impotenza di fronte a quel dolore mi annienta un’altra volta.
Nunzia ha gli occhi coperti dalle lenti scure ma la sofferenza è tale che sembra di guardarli.
Valdete e Mimoza hanno una gli occhi azzurri e l’altra marroni, una più minuta mentre l’altra più alta, si guardano e si sostengono grazie allo sprone di Maria Grazia: “Vogliamo giustizia per far riposare in pace i nostri ragazzi”.
Sono mamme che hanno provato il dolore più grande che ci possa essere ossia la perdita di un figlio. Mamme che si sostengono non solo psicologicamente ma anche fisicamente, mamme che si stringono la mano e che si guardano perché senza parole loro riescono ad entrare una nel dolore dell’altro perché il dolore di una e quello di tutte.
Gli occhi delle mamme delle vittime del ponte sono gli occhi di ha il cuore spaccato, di chi ha smesso di vivere quel 14 agosto e ora va avanti come ricorda Nunzia “solo per la giustizia, per tutti gli altri noi siamo già condannati a vivere senza di loro”.
L ‘inizio del processo con udienza preliminare è un primo passo verso la giustizia perché -ripete Maria Grazia - chi ha permesso tutto questo deve pagare”.
Nella radura della memoria in mezzo ai 43 alberi che rappresentano uno ogni vittime a prevalere è il silenzio,il dolore, la rabbia “per una strage non causata dalla fatalità “ ricordano.
Viviamo in un paese che molto spesso dimentica presto le vittime e questa preoccupazione si legge negli occhi di queste mamme. L’ inizio del processo è dolore nel dolore ma anche la concreta possibilità di avere giustizia. Per questo hanno deciso in diversi di partecipare anche se prima non erano mai entrati.
Nella tensostruttura le mamme del Morandi dovranno estraniarsi, in quegli occhi pieni di lacrime le immagino rivedere i primi passi dei loro figli, le prime cadute, ma anche i capricci, Immagino le mamme del Morandi sedute vicine a farsi forza in silenzio, e vedo quegli occhi che da tre anni non mi abbandonano riempirsi di lacrime perché per rivivere quei momenti forse L unica possibilità è quella di perdersi nei ricordi e trovare la forza in quei figli uccisi che hanno diritto di avere giustizia. Un silenzio che è sopravvivenza.
cronaca
Gli occhi delle mamme del Morandi e quel dolore riflesso che annienta
“Vogliamo giustizia per far riposare in pace i nostri ragazzi”
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