Come il cardinale Richelieu, lavora in silenzio, spesso nell’ombra, tra intrighi e complotti politici, con un unico obiettivo: spostare l’asse della Regione Liguria sempre più verso il centro. Costretto a salire sul carro di Claudio Burlando dopo aver lasciato il centrodestra scaricato da Claudio Scajola e aver spaccato il congresso genovese di Forza Italia, Gb Pittaluga, il temuto assessore alle finanze, ci ha provato in mille modi. Intanto con la sua lista, Gente di Liguria, che proprio alle elezioni regionali ottenne un bel risultato. Lui sperava già in un contrappeso adeguato alle forze di sinistra in seno alla giunta di De Ferrari.
Si sa, però, che la politica non è matematica. E così, dopo aver provato ad allargare Gente di Liguria in consiglio regionale coinvolgendo Roberta Gasco e Luigi Patrone, Pittaluga rimase a secco quando i due, trascorsi un paio di mesi, lo lasciarono di nuovo solo. Ma Gb non ha mai abbandonato quell’idea di un centro forte.
Lui, passato da quasi coordinatore di Forza Italia a assessore dell’amministrazione Burlando, a denti stretti ha sempre ammesso di trovarsi a disagio in un coalizione a suo dire troppo schierata a sinistra; una convivenza forzata quella con Rifondazione Comunista, con i Comunisti Italiani, per uno come lui da sempre liberista, sostenitore della globalizzazione e ai tempi del G8 fermo contestatore di centri sociali e movimenti no global.
E allora, ecco che alle politiche 2008 si apre un nuovo spiraglio per raggiungere l’obiettivo già più volte fallito: salire sul carro di Pierferdinando Casini, che di destra non è, ma di sicuro non è di sinistra e creare anche in Liguria il grande centro. Stavolta però Gb non si schiera subito. Prima prova a testare il terreno. Stringe un patto di ferro con Rosario Monteleone, a sua volta passato dalla Margherita all’Unione di Centro, e manda in avanscoperta il suo delfino, Emanuele Porcile, che per tutta la campagna elettorale si è diviso tra il ruolo di segretario dell’assessore e quello di portaborse del candidato.
Per ora il cardinale Richelieu guarda da lontano. Se l’operazione di inglobare nella maggioranza regionale il centro gli riuscirà, la paternità sarà tutta sua. Altrimenti continuerà come ha fatto sino a oggi, a lavorare nell’ombra. E a tessere tele.
IL COMMENTO
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