Cronaca

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di Giovanni Giaccone


Due i momenti significativi che precedono la tornata elettorale del 2000. Nel 1996 le politiche vengono vinte dall’Ulivo di Romano Prodi che, vista a posteriori, infligge una delle poche chiare sconfitte politiche al cavaliere; in Liguria nel 1997 scende proprio Silvio Berlusconi che in un affollato happening alla Fiera del Mare descrive il suo ideale candidato alle regionali “un uomo della società civile, ricco e innamorato della politica”. In molti si guardano intorno ma in quel momento lì Sandro Biasotti è ben distante dall’idea di candidarsi. Autotrasportatore di successo, è una delle figure di spicco nel porto genovese rilanciato dopo le privatizzazioni. Elegante e simpatico, amico del leader di AN Gianfranco Fini ma anche compagno di vacanze del ministro dei trasporti Claudio Burlando, Sandro Biasotti si gode la notorietà ma è più spesso indicato come possibile finanziatore della sua amata Sampdoria che non come trascinatore di folle.

Alla fine del 1999 Biasotti decide di cedere la sua attività all’amico Aldo Spinelli e dedicarsi alle auto di lusso quando arriva la chiamata “Ti piacerebbe Sandro?...” . Nel frattempo, a livello nazionale Prodi ha ceduto la poltrona a D’Alema e la giunta di centro sinistra regionale procede senza infamia e senza lode. A Genova poi si vive una crisi nella sinistra dopo le amministrative comunali del 1997. In quella tornata elettorale il PDS decide di non ricandidare Adriano Sansa e di proporre il giurista socialista Beppe Pericu. Nonostante le indubbie qualità di quest’ultimo la scelta non è del tutto condivisa dall’elettorato e perdipiù Sansa decide di presentarsi alle elezioni con una lista civica. La casa delle libertà cerca un candidato che sappia declinare le istanze di Berlusconi sul territorio e trova sulla sua strada Ugo Signorini, ex democristiano con notevole esperienza amministrativa. La fortuna non aiuta Signorini che per problemi di salute dovrà lasciare la campagna elettorale sostituito dal sismologo Claudio Eva.

Ma la sorpresa è un’altra e si chiama Sergio Castellaneta. Consumato il suo “strappo” con la Lega, il popolarissimo medico fonda un movimento “Genova Nuova”, surclassa tutti gli avversari e in una sfida testa a testa con Pericu gli contende la carica di primo cittadino sino all’ultimo voto e polarizza un elettorato radicato nel territorio alternativo al centro sinistra, poco incline alle direzioni centrali dei partiti e affascinato dall’indipendenza del candidato. Al di là delle profonde diversità personali ci sono alcuni punti in comune proprio su questo piano tra Castellaneta e Biasotti. Ad infiammare la campagna elettorale del 2000 ci pensano però D’alema e Berlusconi. Il primo mette in palio il proprio ruolo di presidente del consiglio se le regionali verranno perse dal centrosinistra, il secondo accetta prontamente la sfida mettendo in campo un’impressionante macchina da guerra.

Per aggirare la par condicio che ha bloccato le sue tv, Berlusconi scende in campo direttamente con una fitta serie di eventi in tutte le regioni dove è in ballo la sfida. Il centro mediatico organizzativo berlusconiano è una nave “Azzurra” del gruppo Grimaldi che salpa da Genova tra un tripudio di bandiere di Forza Italia. Il centro sinistra è scosso dalla potenza dei mezzi berlusconiani e forse qualcuno aveva sottovalutato le capacità di ripresa dell’uomo di Arcore. Per il centro sinistra si ripresenta Giancarlo Mori ma la novità è Biasotti. E la Liguria ha voglia di novità. Inoltre, il candidato del centro destra è abile nell’approfittare in un errore procedurale della giunta regionale che blocca dei fondi destinati alla Liguria. Si precipita a Roma, incalza il governo, un po’ di fortuna lo aiuta i fondi vengono sbloccati e Biasotti incassa credito per il suo dinamismo. Per la prima volta poi, sul territorio locale, si vedono le nuove forme di marketing elettorale sullo stile di Berlusconi. Spot martellanti, trasmissioni ad hoc, murales personalizzati tutti mezzi in cui l’immagine conta molto di più del passato. Biasotti vince, così come il centrodestra in buona parte delle regioni italiane. D’alema è di parola e lascia ad Amato, tramonta l’Ulivo e Berlusconi prepara l’assalto finale al governo previsto per le politiche del 2001.