Politica

2 minuti e 29 secondi di lettura

Caro Direttore, commentando le Tue riflessioni su “Biasotti successore naturale” devo far notare che in questo momento, indubbiamente complesso della vita del PDL a Genova e in Liguria, (inutile negarlo), credo non sia opportuno mettere in discussione la leadership di Claudio Scajola non per paura di compiere il “reato lesa maestà” ma perché noi non siamo dei Maramaldi. Certo l’impatto mediatico e politico della vicenda che ha coinvolto Claudio Scajola,, vicenda che è bene ricordare è ancora tutta da chiarire nei suoi veri contorni, è sicuramente molto forte, in particolare per quei cittadini, che poi sono la stragrande maggioranza degli italiani, considerano la casa un “bene rifugio primario” e che l’acquistano al costo di importanti sacrifici che spesso durano una vita intera.

Conoscendo Biasotti dal 1999 e avendo avuto modo, lavorando con lui nei cinque anni del suo Governo regionale, di apprezzare, i suoi pregi (tanti) e i suoi difetti (chi non ne ha?) ma in particolare la sua onestà intellettuale, non credo che stia pensando ad un suo ruolo come leader del PDL in Liguria. Ha rispetto per Claudio Scajola anche se in passato, come hai correttamente ricordato, ha avuto con lui “importanti e duri confronti” non certo solo politici ma anche caratteriali. Io credo invece che sia necessario che il Partito si interroghi oggi non sulla leadership, ma su quale proposta alternativa vuole presentare agli elettori per convincerli che anche da noi si può cambiare. In poche parole, ed è un mio chiodo fisso, è necessario cominciare a fare la politica con la P maiuscola.

Oggi si sente troppo spesso dire che si vince “stando sul territorio”. Ma cosa vuol dire? Forse è arrivato il momento di spiegare bene cosa vuol dire “stare sul territorio”. Io credo che voglia dire semplicemente occuparci dei problemi quotidiani dei nostri concittadini, della sanità, della viabilità, dei servizi di trasporto pubblico, delle aree disagiate, di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, che sono una roba faticosa, certo occuparcene dal nostro punto di vista che è diverso, ma comunque occuparcene. Occuparci dei problemi del lavoro, della salute, della sussidiarietà, della solidarietà e delle famiglie. C’è da chiedersi invece se la nostra offerta politica, il nostro modello di sviluppo economico e sociale, la nostra azione proattiva di opposizione alle Giunte sia regionale, provinciale che comunale, non sia stata adeguata e non sia adeguata e quindi non premiata dagli elettori. In conclusione non dobbiamo fare l’errore di cercare un leader nuovo ad ogni costo, ma impegniamoci tutti a costruire un’alternativa politica credibile. Senza queste condizioni minime è molto difficile continuare a “fare” politica in questo partito per chi come me ha aderito con entusiasmo a questo progetto e che crede ancora fortemente nei “valori fondanti” e insiti nella parola “Libertà”.

*Vicecoordinatore metropolitano PDL