La scure della manovra sulla sanità della Liguria può diventare anche una buona occasione per tagliare i rami secchi cioè quei reparti e quelle piccole strutture ospedaliere che non fanno numeri e, quindi, non facendo numeri dimostrano di non avere una grande richiesta.
Nel corso degli anni passati le giunte di centro sinistra e centro destra per soddisfare troppe richieste particolari di paesi e di “singoli” hanno creato strutture che sono servite soltanto a succhiare soldi senza offrire servizi adeguati. Oggi è il momento di cancellare questi sprechi invece che tagliare servizi indispensabili e di buon livello qualitativo o potenziare, semmai, quei settori che stanno registrando impressionanti fughe in altre regioni.
La prima domanda che l’assessore alla Sanità dovrebbe porsi, e siamo certi che lo avrà fatto, è: perché tanti liguri vanno a farsi curare talune malattie in Basso Piemonte o in Toscana? Perché per alcuni interventi chirurgici specialistici non si rivolgono agli ospedali regionali preferendo centri della Lombardia? Evidentemente perché ritengono che questi specialità non possano essere soddisfatte con qualità entro i confini liguri. Non ci vuole Einstein per capirlo e per sapere dove la Liguria è carente. Basta il passa parola, basta chiedere ai cittadini.
Ma Burlando e Montaldo avranno il coraggio di fare questi tagli così precisi? Il problema è tutto qui. Facile per un verso, difficile se si ragiona in termini di opportunità politica. E quando c’è di mezzo la buona assistenza dei liguri sarebbe bene non pensare alle esigenze della politica.
IL COMMENTO
Come si controllano le acque superficiali in Liguria
Che tristezza la politica che non vuole la sanità