Politica

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Dovrebbe essere una non-notizia, eppure fa scalpore pensare che per un giorno, uno solo, in questa torrida estate 2010 non si paga per andare al mare, per fare un tuffo nelle ben poco limpide acque del Mar Ligure dove l’unico blu trasparente è quello delle bandiere della Fee che sventolano dai pennacchi degli stabilimenti balneari per non meglio conosciuti servizi.

È un po’ come se domani titolassimo “Eclatante: per camminare per strada non si deve più pagare”. O ancora: “Finalmente si può respirare gratuitamente”.

Già, perché il mare, proprio come l’aria e la terra, dovrebbero essere di tutti. Ma in Italia, e in Liguria soprattutto, non succede così. Ecco perché la protesta dei balneari del Sib (uno dei sindacati di categoria) fa scalpore: per contestare i canoni demaniali a loro dire esorbitanti perché aumentati di sei volte nell’ultimo anno, hanno “concesso” un giorno di accesso gratis alla spiaggia, con ombrellone e lettino.

Passi che chi vuole servizi aggiuntivi debba pagare, ma perché mai per entrare in spiaggia e farsi un bagno si deve pagare un biglietto? E soprattutto perché il rapporto tra spiaggia libera e spiaggia a pagamento è così squilibrato a favore degli stabilimenti balneari? Non succede in nessun altro paese europeo che ci sia una così alta concentrazione di spiagge a pagamento.

La vera notizia, se mai accadrà, dovrebbe essere quella della rivolta dei bagnanti: "Esasperati – specie in una città come Genova – dal dover pagare anche 10, 15 euro per un giorno in spiaggia vicino a casa, senza dover andare chissà dove, e dal fare il bagno attaccati al depuratore, hanno deciso di scioperare". Idea rivoluzionaria? Sarà, ma solo da noi accade (come in corso Italia a Genova) che ci siano 2 km di spiaggia inaccessibile. E solo 300 metri di bagnasciuga libero, per di più tenuto male e sporco.

I Comuni si lamentano, a giusta ragione, dei tagli della manovra economica del Governo che rischiano di ridurre notevolmente i servizi alla cittadinanza. Ma allora perché non recuperare laddove si può, offrendo gratuitamente a chi non può permettersi di andare in vacanza in Costa Azzurra (dove comunque le spiagge sono lunghe, libere e pulite) la possibilità di farsi un tuffo in mare senza pagare?

Inizi Genova: la civiltà di una città che si professa “Città dei diritti” si vede anche da questo.