Cronaca

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Hanno protestato anche questa mattina le lucciole del centro storico di Genova. Un ombrellino rosso, simbolo delle “sex workers” in Europa, appeso alla porta dei pochi “bassi” rimasti, per dire no all’ordinanza del Comune che dai primi di ottobre farà scattare le multe per prostitute e clienti. Protesteranno anche domani e venerdì, alle 11, saranno davanti a palazzo Tursi, in via Garibaldi. Chiedono di essere ricevute dal sindaco Marta Vincenzi. “Un provvedimento comunale che vieti l’esercizio della prostituzione è anticostituzionale perché non rispetta la gerarchia legislativa – spiega l’associazione "Le Graziose" di vico Mele. La legge 20 febbraio 1958 con l’abolizione come Legge Merlin "sancisce che la prostituzione non è un reato". Inoltre lucciole e associazione spiegano che si tratta di un’ordinanza "inutile e dannosa", in quanto favorisce il trafficking e lo sfruttamento, poiché spesso le vittime sono sprovviste di documenti e residenza e non temono sanzioni. “Queste ovviamente non pagheranno, mentre le sex workers che esercitano liberamente e risiedono in città subiranno maggiormente gli effetti dell’ordinanza, rischiando di cadere a loro volta vittime dello sfruttamento. Nel migliore dei casi saranno costrette a cedere ulteriori porzioni di mercato a favore di trafficanti e sfruttatori” dicono. Tutte ragioni che le Bocca di Rosa vorrebbero esporre al sindaco, spiegando che “le scelte politiche in materia di prostituzione appaiono quantomeno contraddittorie. Da un lato l’assessorato alle politiche socio-sanitarie da anni è coinvolto nel contrastare la tratta attraverso il Progetto Sunrise e, a partire dal dicembre 2009, in collaborazione con Le Graziose – Cdcp (Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute), ha attivato un progetto di mediazione sociale nella zona della Maddalena; dall’altro si decide di applicare misure che favoriscono il traffico e lo sfruttamento come il provvedimento in oggetto – concludono le operatrici sociali delle "Graziose" - Questa ambivalenza alimenta la sfiducia nelle istituzioni sia da parte delle sex workers con le quali è stato avviato un dialogo, sia nei cittadini che non comprendono”.