Prosegue l'indagine nello spezzino che ha portato all'arresto di Franco Bonanini, ex presidente del Parco delle Cinque Terre che si è dimesso ieri. Un sistematico asservimento degli uffici pubblici a finalità illecite": così dice l'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto di altre 15 persone, tra le quali anche il sindaco di Riomaggiore, Gianluca Pasini. E nell'inchiesta spunta anche il palazzo della Regione. Secondo la Procura della Spezia si tratta di una "talpa". E intanto, spuntano i primi pentiti. Alcuni degli indagati e alcune vittime stanno raccontando come si era strutturato il sodalizio, con quali mezzi e in quali ambiti operava: dalla "cresta" sulle richieste per fondi comunitari e statali destinati a interventi sul territorio, piccoli abusi edilizi fino alle minacce più o meno velate per far cessare proteste e opposizioni. I primi interrogatori hanno consentito agli inquirenti di ottenere conferme e ulteriori informazioni su quella che è stata definita dal gip "una gestione totalmente criminale della cosa pubblica all'interno del Comune di Riomaggiore". Conferme che, secondo quanto appreso, emergerebbero anche dall'analisi delle situazioni patrimoniali degli arrestati. La squadra mobile infatti sta passando al setaccio i conti e i movimenti bancari per cercare i risultati di eventuali dazioni o particolari movimenti di denaro. Intanto, dalle pieghe di questa indagine emergono nuovi particolari come l'utilizzo dei "pizzini" per comunicare tra gli appartenenti della "banda Bonanini". L'utilizzo dei pizzini deriva soprattutto dall'ossessione dei membri dell'organizzazione per le intercettazioni, ambientali o telefoniche. Un'ossessione che aveva portato Bonanini ad acquistare per 1600 euro un attrezzo utile a rendere inefficaci le "cimici" e a inviare una missiva al ministro Brunetta proprio sulla paura di essere intercettato. Secondo gli inquirenti, anche in questo caso il presidente del Parco intendeva in qualche modo "strumentalizzare l'amicizia che lo legava al ministro" risultato, quest'ultimo, assolutamente estraneo alla vicenda. La "madre" di tutti i pizzini, per la banda delle 5 Terre, è stata la missiva inviata da un alto funzionario della regione Liguria a Bonanini. Il "pizzino" era stato scritto dal funzionario quando la polizia andò nel suo ufficio (che si occupa tra l'altro di turismo) per le prime perquisizioni. Su quel foglietto, l'alto funzionario scrisse a Bonanini di "stare attento, che la polizia stava guardando cose che lo riguardavano". Come piccione viaggiatore, l'alto funzionario scelse la moglie che aveva solo un messaggio verbale per Bonanini: distruggere quel pezzo di carta. Funzionario e moglie sono adesso indagati per favoreggiamento. Far sparire i pizzini era anche una delle preoccupazioni dei membri dell'organizzazione. Al termine di ogni messaggio era riportata la dicitura: "fallo sparire subito" cosa che è avvenuta anche con metodi estremi quali quello di inghiottire il foglietto.
Cronaca
Inchiesta Cinque Terre, spuntano i "pizzini" e una talpa in Regione
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