GENOVA - Potranno tenere aperto fino all'una almeno fino al 14 di dicembre cinque dei nove locali del Centro Storico che - da ordinanza del Comune di Genova - dovevano abbassare la serranda alle ore 23:30. Dopo il ricorso al Tar e una raccolta firme sui social da parte del Bar Moretti che contra oltre 2000 adesioni, il Tribunale amministrativo regionale della Liguria ha deciso di sospendere il provvedimento per i cinque che hanno presentato l'istanza: altri due locali sono pronti a fare lo stesso. La misura adottata dal Comune arrivava dopo una lunga serie di denunce da parte dei residenti e del comitato Vivere il Centro Storico che da tempo lamentavano eccessivi schiamazzi, risse e degrado in alcuni vicoli genovesi e sarebbe dovuta restare in vigore fino al 31 gennaio 2021, esclusa la notte di Capodanno.
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Non tutti, però, hanno potuto presentare il ricorso dato che "per farlo servivano 2600 euro", commenta amaramente la titolare del bar Gio.si, in via di Canneto Il Lungo, che ha subito la forte crisi in piena pandemia. "Restiamo in attesa della decisione del Tar e ci auguriamo che possa davvero far decadere questo provvedimento che si accanisce contro pochi locali. Noi da quando abbiamo riaperto quest'estate avevamo già deciso di chiudere entro mezzanotte, proprio per evitare le lamentele dei residenti, ma non è bastato. Tra l'altro non apriamo mai in settimana, soltanto il venerdì e il sabato e mio marito controlla sempre sull'ingresso i documenti dei ragazzini, se sono minorenni non li facciamo neanche entrare. I nostri clienti sono giovani e bravi".
"Anche se si limitano a chiacchierare, arrivano secchiate d'acqua, ghiaccio e uova"
"Capiamo che essendo un vicolo stretto le voci vengano amplificate, ma vorremmo semplicemente poter esercitare come nostro diritto fino all'una. Io a casa ho due ragazzini, non posso stare aperta fino alle 5 di mattina, ma crediamo che sia possibile trovare un compromesso per il weekend", prosegue la proprietaria del locale che ha alle spalle oltre 15 anni di attività. Anche perché non è l'ora di chiusura di locali o il divieto di consumo di bevande alcoliche in giro a partire dalla mezzanotte a impedire ad alcuni di fare i bagordi fino a notte fonda. "Noi siamo comunque un presidio in più, se vediamo qualche teenager che gira con una cassa con la musica alta lo allontaniamo e avvertiamo anche le forze dell'ordine, che, però, non sempre riescono a intervenire in maniera tempestiva".
Un tema delicato e sentito dalla maggior parte della cittadinanza. Da una parte ci sono i residenti che continuano a denunciare il problema chiedendo soluzioni come quella messa in atto dal Comune, dall'altra ci sono i giovani che nella 'città più anziana d'Italia' o quasi pretendono giustamente anche un po' di sana movida e chiedono a gran voce qualcosa da fare il sabato sera. C'è il tema sociale di quelli che esagerano, tra loro anche sempre più giovanissimi di 13 anni che finiscono in coma etilico, così come c'è la responsabilità da parte della politica di mediare e trovare soluzioni. E poi ci sono i titolari dei locali che giustamente rivendicano la possibilità di lavorare in sicurezza e senza restrizioni. "I residenti si sono abituati al silenzio della pandemia, ma crediamo si possa trovare una mediazione. Lamentarsi della movida in centro storico è come chi va a vivere a Marassi e si lamenta per lo stadio". Quello che il titolare del bar Moretti, Giancarlo Sgrazzutti, trova assurdo è poi "la discriminazione da zona a zona: perché noi sì e non Piazza delle Erbe? Questo è un primo passo verso quella che speriamo possa essere una vittoria", riferendosi alla sospensione dell'ordinanza in attesa del pronunciamento del Tar.
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Il problema tra l'altro riguarda un po' tutti i luoghi di ritrovo. Anche in via Luccoli un noto locale si trova tutte le sere a rendere conto alle forze dell'ordine del proprio regolare permesso a mettere musica di sottofondo per l'aperitivo perché un residente segnala il baccano ogni sera attorno alle 22:30. Forse anche per questo la soluzione per molti più semplice ed efficace è quella di trasferirla in una zona non abitata, ma non è così scontata e immediata, oltre che 'spostare un problema' non significa risolverlo del tutto. Servono più eventi e iniziative destinate ai giovani, maggiori controlli anche a tutela degli stessi locali che da anni lavorano sul territorio, maggiore educazione e consapevolezza anche da parte delle stesse famiglie e al tempo stesso una mediazione che vada incontro alle esigenze di tutti.
(Foto da Instagram di @dela1970 e @fabriziogiannachi)
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