In attesa del tavolo regionale convocato dal vice presidente di Regione Liguria, Alessandro Piana, il grido proveniente dall’entroterra genovese è soltanto uno: la gente non vuole sussidi, vanno studiate alternative e deroghe. Soprattutto va ascoltato il territorio, su tematiche simili non possono essere delegati i burocrati: “Faccio un paio di esempi molto semplici che possono essere seguiti – ha detto a Primocanale il sindaco di Valbrevenna Michele Brassesco -: cambiarsi le scarpe o disinfettarle quando si esce dal bosco e affrontare sentieri e mulattiere in silenzio, magari a piccoli gruppi perché di giorno se non lo vai a stanare il cinghiale sta per i fatti suoi”
Allevatori, produttori e sindaci sono convinti che l’unica soluzione possibile guardi a proposte non popolari come battute selettive in ampio numero con carcasse bruciate a fronte di una malattia priva di vaccini e con un’altissima mortalità, anche perché – afferma il giovane allevatore Christian Scappellato - “se si fosse fatta un po' di prevenzione, dal momento che la situazione è insostenibile da anni, non ci saremmo ridotti a questi punti”.
Poi la costante sottolineatura: serve buon senso non terrorismo. Va ribadito che non esistono conseguenze per l’uomo e per gli animali domestici. Per questo, consapevoli del valore economico di allevamenti come quelli emiliani i lombardi, per i quali la Liguria sta facendo da diga, questi provvedimenti paiono esagerati ma in modo particolare poco utili.
IL COMMENTO
Ddl vittime incuria, speriamo la norma non venga usata mai più
Situazione drammatica, presidente Meloni serve incontro urgente