GENOVA - Sono stati due anni e mezzo complicatissimi per tutti, anche per le persone detenute che con la pandemia hanno visto cambiare diverse regole all'interno delle strutture penitenziarie. Il Covid ha imposto una settimana di quarantena dopo ogni giorno di permesso, restrizioni alle visite e norme più stringenti. Tutto questo in una situazione già complessa determinata dal sovraffollamento delle strutture, come nella casa circondariale di Genova Marassi dove "rispetto alla capienza regolamentare di 456 detenuti, sono ristretti circa 710 persone", secondo quanto denunciato dai sindacati di polizia penitenziaria. E anche se in passato ci sono stati momenti peggiori, con anche più di 800 reclusi, i numeri fanno capire le difficoltà di gestione e le proteste 'rumorose' delle ultime settimane.
"Stiamo tornando lentamente alla normalità, ma manteniamo la prudenza: le attività sono riprese, ma le regole come nelle case di cura e negli ospedali restano in quanto si tratta pur sempre di un luogo chiuso", commenta a Primocanale la direttrice Tullia Ardito, arrivata a marzo di quest'anno, a margine della presentazione della stagione del Teatro dell'Arca, il teatro aperto anche alla società civile nel cuore del carcere.
"Il sovraffollamento c'è e tutti i nostri sforzi sono tesi a creare condizioni di vita migliori per i detenuti, ma calibrandole con le regole anti-Covid"
E l'attenzione di Roma c'è - secondo la direttrice - per quello che è "uno degli istituti più importanti d'Italia, per cui anche il presidente Renoldi è stato di recente qui in visita, in quanto è anche uno dei più attenzionati". Ma la richiesta resta sempre la stessa di quasi sei mesi fa.
"Abbiamo bisogno di personale, non solo polizia penitenziaria, ma anche amministrativo, contabili, educatori: ecco cosa chiedo al nuovo Governo"