GENOVA-Stavano facendo macerare della frutta per poi farla diventare grappa. La polizia penitenziaria ha scoperto così, durante la perquisizione di una cella occupata da detenuti sudamericani, uno smartphone di ultima generazione e due secchi di frutta macerata.
Gli uomini si trovano al quarto piano della carcere, nella seconda sezione, quella dei detenuti definitivi. Poco dopo, nelle sale colloqui, sempre i poliziotti hanno scoperto un passaggio di due microcellulari tra un detenuto africano e la sua convivente italiana. Per eludere i controlli la donna, probabilmente, aveva nascosto i piccoli telefonini nelle sue parti intime, mentre sono stati poi trovati nella bocca del detenuto.
"Purtroppo - ha detto il segretario della Uilpa, il sindacato della polizia penitenziaria -, tali illeciti sembrano non costituire più un'eccezione nelle nostre carceri colabrodo, non sufficientemente vigilate per penuria di organici e scarsamente dotate di sistemi tecnologici ed elettronici utili, per esempio, a bloccare uso dei cellulari all’interno delle carceri . In queste condizioni, se ad oggi tali rinvenimenti e diffusione di tale proibito materiale non avviene in maniera massiccia , è solo grazie alla grande professionalità e allo spirito di sacrificio degli operatori , ma temiamo che non si potrà resistere a lungo".
Oltre al caso della distilleria, ancora una volta i problemi sono incentrati sull’uso ed il possesso di telefoni cellulari. La denuncia è del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del segretario regionale Michele Lorenzo, che da notizia di una operazione di servizio eseguita dalla Polizia Penitenziaria nella Casa circondariale di Marassi: “Circa 150 poliziotti penitenziari hanno provveduto, la scorsa notte, ad una maxi perquisizione nelle celle del carcere per verificare se nelle celle vi fossero occultati oggetti non consentiti come telefoni, sostanze stupefacenti o armi rudimentali. L’esito del controllo è stato negativo. Un’operazione di servizio voluta dal Comandante di Reparto per contrastare il pericoloso possesso, da parte dei detenuti, di oggetti non consentiti che riescono ad essere introdotti nonostante i controlli. Poche ore dopo la perquisizione, la Polizia Penitenziaria addetta al controllo famigliari ha rinvenuto due micro-telefonini occultati negli slip di una giovane donna con l’intento di portarli ai detenuti. Ovviamente la giovane donna è stata denunciata dal reparto della Polizia Penitenziaria in quanto l’introduzione ed il possesso di telefoni all’interno del carcere è vietato dall’art. 391-ter c.p., prevedendo reato il comportamento di chi introduce telefonini in carcere”.
Il Sappe ricorda che “Marassi è un istituto che ospita mediamente 700 detenuti il che vuol dire estremamente difficile controllare minuziosamente i familiari che accedono per i colloqui. Nel solo anno 2021 La Polizia Penitenziaria ha intercettato e sequestrato tra 27 Telefoni e sim. Numeri che rappresentano un indice di pericolosità che dovrebbero richiamare alla necessità di potenziare la sicurezza penitenziaria. E’ importante sottolineare che l’uso dei telefoni da parte dei detenuti è servito- come a Roma, Catania o Napoli – anche per comunicare con cosche esterne e pianificare anche piani di fuga o altri comportamenti di indole delinquenziale”.
Netta la denuncia di Donato Capece, segretario generale del Sappe: “Non sappiamo più in quale lingua del mondo dire che le carceri devono essere tutte schermate all’uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa produrre comunicazioni nonché altrettanto necessario è prevedere uno specifico reato penale per coloro che vengono trovati in possesso di cellulari in carcere. I penitenziari sono sicuri assumendo i provvedimenti necessari per potenziare i livelli di sicurezza e nuovi Agenti di Polizia Penitenziaria”. Ed è impietoso il giudizio del SAPPE sulla attuale situazione penitenziaria: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni - che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie”, conclude.
IL COMMENTO
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