Cronaca

Protagonista un detenuto di vent'anni. E scatta la provocazione del sindacato: "Istituire il 'garante day', un giorno di servizio in carcere dei garanti e dei buonisti al posto dei poliziotti"
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di r.p.

GENOVA - Un'aggressione ai danni di un agente della polizia penitenziaria si è verificata venerdì in carcere a Genova Marassi. A denunciare l'accaduto è il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe).

"Un detenuto del Nord Africa di 20 anni, tratto in arresto da parte della polizia genovese perché manifestava grave pericolo pubblico malmenando anche i poliziotti intervenuti, ha continuato anche in carcere il suo comportamento aggressivo, aggredendo con morsi, calci e sputi i due inermi agenti che cercavano di contenerlo per evitare danni ben peggiori in quanto il detenuto non voleva restare in carcere" racconta il segretario regionale Michele Lorenzo.

A quel punto è intervenuto il reparto sanitario. "Bisogna avere il coraggio di ammettere che il livello di invivibilità delle carceri liguri ha toccato la massima allerta che però non viene percepita dalle istituzioni politiche ed amministrative” spiega Lorenzo che sottolinea come gli agenti di polizia penitenziaria non siano dotati di strumenti di protezione né di un protocollo d’intervento. Tra gli altri problemi segnalati nel carcere di Marassi il sovraffollamento con oltre 170 detenuti in più del limite possibile e la mancanza di almeno 80 agenti.


Nel 2021 la polizia penitenziaria genovese ha fronteggiato 216 risse e colluttazioni, 138 casi di autolesionismo, 17 tentati suicidi, 2 suicidi ed un decesso naturale in cella, 21 incendi, 121 celle danneggiate ma soprattutto ha subito 18 aggressioni. La Polizia Penitenziaria ha sequestrato 25 telefoni, 4 dosi di sostanze stupefacenti e un coltello rudimentale sventando anche un’evasione.

Provocatorio il commento di Donato Capece, segretario generale del Sappe: “Perché un poliziotto penitenziario oggi, dovrebbe fermare i crimini se poi sa che si troverà nell’occhio del ciclone, incalzato da garanti, associazioni, politici tutti assetati di “sangue blu”? Che senso ha oggi lavorare in un carcere quando gli interlocutori privilegiati (e temuti) dall’amministrazione penitenziaria sono le associazioni e i garanti, dimenticando quasi che esiste una figura a garanzia dei diritti dei detenuti che si chiama Magistrato di Sorveglianza? Forse i Magistrati di Sorveglianza sono stati sostituiti da tanti pseudo magistrati di garanzia sempre pronti a puntare il dito contro i cattivi di turno: i poliziotti penitenziari, controllando il loro lavoro. Nel nome di un garantismo spettacolarizzato, in nome di un buonismo imperante che ha portato le carceri allo sfacelo, inducendo nei detenuti la convinzione che nelle carceri italiane puoi fare di tutto tanto qui in Italia non ci fanno niente!


Da qui la provocazione di Capece, che propone un “garante day”, nel quale tutti coloro che non hanno mai parole di condanna contro questi gravi e continui fatti violenti, indossino l’uniforme della polizia penitenziaria e "vadano a lavorare, da soli e su quattro piani detentivi, con 200 detenuti, tra i quali un buon dieci per cento psicopatici, un altro trenta per cento extracomunitari e un trenta per cento tossicodipendenti, affinchè questi super tutori della legalità possano provare l’autentico brivido che giornalmente vive un poliziotto penitenziario andando in servizio". Secondo il Sappe, più che soltanto una provocazione, potrebbe essere un'esperienza molto importante per chi si occupa di carcere senza però conoscerlo fino in fondo.

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