GENOVA - Hanno colpito le parole degli studenti dell'Università di Genova in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2022/2023, che si è svolta nella giornata di venerdì all'interno dell'aula magna all'Albergo dei Poveri. A prendere la parola è stato Antonio Bertani, rappresentante degli studenti, che ha ben tratteggiato la situazione difficile dei giovani che oggi - dopo due anni di pandemia - si affacciano agli studi universitari e ad un mondo del lavoro sempre più indecifrabile.
Proprio dal lockdown e dagli strascichi del Covid è partito il suo intervento: "La pandemia ha cambiato la vita universitaria drasticamente e soltanto ora sta tornando ad essere fatta di incontri e socialità, per fortuna. Il Covid però ha lasciato un impatto pesante sui giovani: lo testimonia l'aumento dei ricoveri in psichiatria e di casi di ragazzi che si rivolgono a psicologi e psicofarmaci. Anche l'università deve prendere in carico questa situazione". Da una parte, infatti, serve un supporto ai ragazzi che dopo due anni non sono abituati a vivere la vita universitaria in presenza, dall'altra è necessario comunque mantenere la lezione che la pandemia ha dato, ovvero quella tecnologica, per cui è bene mantenere il sistema delle lezioni registrate ad esempio.
Ma ad influire sugli universitari è anche lo stress derivante dalla società e dall'ansia di trovare lavoro e di conseguenza da genitori e amici. "Di fronte ad un eccessivo carico psicologico durante la carriera universitaria e un mondo del lavoro sempre più precario, non può più essere la velocità in cui si consegue il titolo il parametro per valutare il percorso accademico di una persona".
"Basta con questa visione che vince chi si laurea per primo e in tempo e chi non ci riesce perde: è importante andare avanti insieme, è questo il vero progresso"
Qui la sala ha applaudito spontaneamente di fronte a quello che è purtroppo un vero e proprio dramma: sempre più storie strazianti di giovani che cadono in depressione o che si tolgono la vita per non riuscire a completare nei tempi il proprio percorso di studi, pensando di deludere tutte le aspettative della famiglia e del resto delle persone che lo circondano, sono all'ordine del giorno. Ogni percorso, però, è differente ed ognuno ha i suoi tempi.
Oggi essere uno studente significa costantemente sentirsi inadeguato: c'è chi ha studiato tanto ma non ha fatto abbastanza esperienza, c'è chi è fuori corso e si sente indietro a tutti, chi ancora vuole cambiare percorso e per questo si sente di aver perso tempo. Tutto questo deriva dalle pressioni di una società che vuole giovani altamente formati, con grande esperienza, under 30 per poter consentire contratti più vantaggiosi per le aziende. E a proposito di questo, Bertani ha posto l'accento anche su un altro tema delicato, quello dei tirocini.
"Non possiamo accettare la monetizzazione del sapere: la formazione per il lavoro deve essere a carico delle aziende e non possiamo più accettare i tirocini gratuiti, chiediamo che l'università torni ad essere un luogo di formazione in primis. Rifiutiamo un sistema che insegni fin da subito che sia giusto lavorare gratuitamente"
Su questo punto, non tutti concordano perché il tirocinio rappresenta in alcuni casi un vero momento di formazione e apprendimento orientato al lavoro, se svolto in maniera corretta. E dai professori è arrivato l'invito a segnalare chi non svolge in quest'ottica l'esperienza di stage che nel curriculum è obbligatorio.
Tra le altre richieste per l'amministrazione anche una seria politica per alberghi, alloggi, spazi e punti ristoro pensati proprio per gli iscritti che nei vari dipartimenti necessitano di servizi a misura delle loro esigenze.
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