GENOVA -"Come ho fatta ad arrivare a cent'anni? Sono stata brava, non fumo, non bevo alcolici, carne quanto basta per stare bene e poi ho sempre fatto la casalinga e la madre...".
E' l'elisir di lunga vita di Iole Querci, che oggi ha festeggiato i suoi 100 anni in un'accogliente comunità alloggio di via XX Settembre, nel cuore di Genova, dove è ormai da anni per i suoi problemi di deambulazione, coccolata dal grande amore dei due figli, Luisa e Fabio Ferrari, e del resto degli ospiti.
Nata a Livorno il 25 febbraio 1923, Iole a Bagni di Casciana, dove era stata sfollata per i bombardamenti, ha conosciuto il marito, Elio Ferrari, allora autista degli americani e poi, quando è tornato a Genova, tranviere della Uite, l'ex Amt, sulla linea 84.
E per amore di Elio la centenaria si è trasferita poi a Genova, in via Berghini, sulle alture di San Fruttuoso, dove il marito morirà cinquantenne, 47 anni fa, per una leucemia fulminante, poco dopo la nascita dei figli.
Grande passione per l'uncinetto, la giornata ideale di Iole inizia con una colazione a base di "thè con biscotti ma anche wafer e pavesini", poi ama i primi piatti, come "pansoti e ravioli".
Fra le sue passioni anche le camminate nel verde: "Mio marito amava la montagna, io la seguivo ovunque" dice la donna che parla con le sue pause, lentamente, ma ancora lucida.
Rammenta anche la guerra Iole, "si doveva scappare", il fascismo, "un brutto momento" e la morte di Mussolini "che andò con i nazisti e con quell'altro tedesco, Hitler, e poi venne ammazzato".
Pur avendo ancora una buona memoria, Iole però inevitabilmente ha dei buchi, così ricorda l'arrivo degli americani, ma non la festa di Liberazione, ma alla domanda sul ricordo più bello della sua lunga vita risponde sicura: "Quando ero bambina, a Livorno, con la mia famiglia".
IL COMMENTO
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