GENOVA - "È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l'espressione altrui". Questa famosa frase di don Lorenzo Milani è alla base di quello che due volte alla settimana viene realizzato nei circoli operai, nelle scuole, nei centri di accoglienza genovesi dove banchi e sedie vengono spostati a ferro di cavallo e volontari (principalmente ex maestri pensionati ma anche ingegneri, cuochi e Oss) insegnano le basi della lingua italiana a ragazzi e ragazze di ogni nazionalità.
Non serve il permesso di soggiorno o il codice fiscale: basta presentarsi. E a farlo sono tantissimi. "Un'altra chance", si chiama così la realtà fotografata nel Reportage di Primocanale, un nuovo format di inchiesta che approfondisce vari ambiti dalla regia di Emilie Lara Mougenot, tra cui l'accoglienza e la situazione migranti a Genova e in Liguria, che ad oggi sono più di 1500 iscritti per imparare la lingua.
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Secondo i dati di Genova Solidale a Sestri Ponente ci sono circa 550 iscritti attualmente e una cinquantina di ragazzi come doposcuola oltre che 55 insegnanti volontari. A Borgoratti, invece, ci sono una cinquantina di migranti iscritti e cinque insegnanti. La scuola di italiano nel centro storico e il Circolo operaio di Staglieno che si svolge all'Emporio Solidale contano più di 100 iscritti e dodici insegnanti. Poi c'è ancora la scuola di italiano a Sampierdarena dove si superano i 750 iscritti in rotazione, con più di 40 insegnanti tra la Società universale dove le classi sono femminili, al Don Bosco con tre aule maschili e al Circolo operaio con sette aule, sia maschili che femminili.
"Questi ragazzi provengono dai Cas (centri di accoglienza straordinaria) di Genova - racconta Luca Bonfiglio di Genova Solidale -, soprattutto dalla Croce Bianca con cui abbiamo attivato una partnership di volontariato come con il Don Bosco, cercando di dargli la possibilità di imparare nel miglior modo possibile i rudimenti della lingua italiana, che poi è il primo passo per l'integrazione".
"Integrazione che loro vogliono perché loro vogliono imparare e lavorare. Sono ottimi studenti che si presentano praticamente sempre, anche prima degli insegnanti a volte. Il loro problema chiaramente poi è quello effettivamente di trovare un lavoro".
Intanto nel capoluogo della Liguria si lavora per lo step successivo: sono infatti venti i ragazzi, tutti sotto ai 25 anni, muniti di codice fiscale e iscritti alle scuole di italiano, che andranno da imparare, tramite 500 ore divise tra teoria e stage direttamente in azienda, il lavoro da meccatronico.
Alla fine del corso i giovani avranno un attestato che gli permetterà di lavorare come manutentore di impianti e macchinari di tipo meccanico, elettrico ed elettronico. Una figura molto richiesta a Genova e in Liguria.
IL COMMENTO
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