GENOVA - Cinque multinazionali interessate. Sono passate poco più di due settimane da quando il ministro alle Imprese e del Made in Italia Adolfo Urso annunciava a Genova che già cinque realtà hanno mostrato interesse nell'investire nell'ex Ilva (Leggi qui).
In questi giorni i commissari straordinari hanno lavorato al piano industriale. Sono arrivate le dichiarazione dello stato di insolvenza di Acciaierie d'Italia e delle sue controllate. Una vertenza complessa che vede i commissari insieme all'esecutivo a trovare una strada per ridare slancio alla produzione dell'acciaio in Italia. Anche lo stabilimento di Genova Cornigliano aspetta di capire quale sarà il suo futuro.
Intanto questo lunedì a Palazzo Chigi a Roma confronto e doppio tavolo tecnico tra una delegazione del governo e i sindacati (alle ore 19), subito dopo i rappresentanti del governo incontrano le associazioni dell'indotto (alle ore 20).
"Renderemo conto di quello che abbiamo fatto in queste settimane - ha anticipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso -. Presenteremo le prospettive per il rilancio". Entro la seconda metà di aprile dovrebbe arrivare una anticipazione del prestito ponte di 320 milioni di euro necessario a far fronte alla crisi di liquidità e alle esigenze più immediate.
Servirà un piano industriale credibile, ed è proprio su questo che lavora il commissario Giancarlo Quaranta insieme ai colleghi Giovanni Fiori e Davide Tabarelli. Bisognerà convincere l'Unione europea che il prestito non si configura come un aiuto di Stato e che potrà comunque essere restituito nei tempi previsti. I lavoratori di Genova sottolineano che "l’unica soluzione plausibile rimane un piano industriale importante che permetta una ripartenza degli impianti per garantire un futuro ai lavoratori con il rientro a tempo pieno nei reparti".
A Tursi durante l'ultimo consiglio comunale l'assessore al Lavoro Mario Mascia, in risposta a un'interrogazione del consigliere Fabio Ceraudo ha spiegato che "l’aspetto più importante è quello di capire, in relazione all'attività di produzione, quali possano essere le linee strategiche che possono essere richieste dalle nuove tecnologie rispetto alla produzione dell’acciaio. Bisogna quindi valutare anche in un’ottica di sostenibilità green, che è un tema non solo ambientale ma anche di sostenibilità economica, soprattutto nel comparto della produzione dell’acciaio dove, come noto, è entrato in vigore il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e il sistema dei certificati green che allo stato è ancora gratuito e che, nel momento in cui entrerà in funzione, comporterà anche degli esborsi o comunque l’allocazione di risorse specifiche in carico di aziende di produzione dell’acciaio".
Mascia ha ribadito che la priorità è "mantenere a Genova la produzione dell’acciaio" e che "il piano industriale-finanziario può essere anche utile per sapere in quali e in quante aree sono effettivamente necessarie nella produzione del sedime che è a disposizione dell’azienda e, in relazione a quello, fare valutazioni anche sulle possibilità di insediare altre attività produttive che portino un incremento occupazionale sul territorio genovese. L’obiettivo di tutti è quello, ma è relativo e vincolato al piano produttivo e finanziario che verrà stilato dai commissari". A Genova resta aperta infatti la questione delle aree ex Ilva. Si parla di oltre un milione di metri quadrati su cui c'è l'interesse di diverse realtà legate al mondo portuale e alla logistica che vorrebbero utilizzarle.
Anche lo stabilimento di Genova continua a lavorare a regime ridotto. Intorno al 20% delle sue potenzialità. La produzione di acciaio zincato a Cornigliano è passata dalle 399 mila tonnellate del 2022 a 287 mila tonnellate nel 2023. Mentre la produzione di banda stagnata è scesa a 79 mila tonnellate a fronte di una capacità produttiva di 220 mila tonnellate annue. A Genova sono occupati 985 addetti diretti a cui si aggiunge l'indotto e i quasi 300 dell'Ilva in amministrazione straordinaria che da anni attendono un rientro e sono impegnati in attività di pubblica utilità.
IL COMMENTO
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