LIGURIA - Non c'è pace per gli agenti della polizia penitenziaria liguri che negli ultimi due giorni stanno fronteggiando due situazioni critiche: da una parte a Chiavari sono in corso le ricerche per un detenuto evaso da due giorni, dall'altra a Genova è stato salvato in extremis un altro detenuto che ha tentato il suicidio nella casa circondariale di Genova Marassi. A denunciare questi ennesimi casi è Fabio Pagani, segretario del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa. Nel carcere di Chiavari sono ristretti una sessantina di detenuti: tra loro, ci sono alcuni con l'articolo 21, ovvero che sono assegnati al lavoro all'esterno. Era questo il caso di un detenuto di origini marocchine, classe 1967, con ancora sei mesi da scontare. L'uomo, però, non si è presentato sul posto di lavoro e il datore ha subito dato l'allarme. Di fatto, si è configurata così l'evasione, cosa che gli allungherà la pena una volta che verrà rintracciato dalle forze dell'ordine.
Nel frattempo nella notte tra giovedì e venerdì, gli agenti hanno salvato da morte certa un giovane detenuto di 26 anni, di origini marocchine, che il prossimo ottobre dovrebbe essere rilasciato dopo aver commesso reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. "Era praticamente appeso alle grate della finestra con un lenzuolo, alle 3 di notte circa. I poliziotti, accorsi da eroi, sono intervenuti immediatamente staccando il cappio", racconta Pagani in una nota stampa.
Da tempo gli agenti chiedono un intervento del Governo. "Fonti di Palazzo Chigi dicono che per il Piano Carceri ci vorranno almeno un paio di settimane ancora. Evidentemente il Guardasigilli è stato frainteso: ha detto piano carceri, ma voleva dire lento! O, forse, gli addormentati non eravamo noi", attacca il sindacato di polizia. "Così dovremo stare almeno un altro paio di settimane in suspence prima di apprendere cosa bolle in pentola. Ma in due settimane, secondo il trend seguito da gennaio, in carcere ci potrebbero essere altri suicidi fra i detenuti (sono 44 ad oggi) e 140 aggrediti nella Polizia penitenziaria (1.800 sinora). Senza contare le ingiurie, le risse, gli stupri, i traffici illeciti, gli atti di autolesionismo, etc. Per Nordio, evidentemente, chi va piano va lontano. Persino in carcere, dopotutto, e le recenti evasioni lo dimostrano. Del resto, l’ha detto più volte, suicidi e sovraffollamento sono fisiologici. E le aggressioni al personale? Un rischio del mestiere. Dunque, nessuna fretta".
L'appello va direttamente alla premier Giorgia Meloni che secondo gli agenti sembra aver derubricato nella sua agenda il tema carcerario.
IL COMMENTO
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