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L'analisi della situazione lungo le strutture balneari del capoluogo ligure. Puppo (Consulta handicap): "Bisogna continuare a far cambiare mentalità ai gestori balneari, le persone con disabilità vogliono pagare i servizi"
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di Andrea Popolano

GENOVA - In pochi anni le spiagge accessibili ai disabili sono passate da zero a sei. Il dato arriva da Claudio Puppo, segretario coordinatore della Consulta regionale per l’handicap che analizza la situazione ed evidenzia i passi in avanti fatti, ma non mancano i problemi. In Liguria i tratti di spiaggia gestiti in cui le persone con disabilità sono 222 come emerso dalla guida mare accessibile 2024 (Leggi qui).

Nell'elenco di servizi che caratterizza l'accessibilità di una spiaggia per chi presenta problemi di natura motoria ci sono elementi quali la presenza di parcheggi ad hoc, la presenza di rampe di accesso, servizi igienici fruibili, spogliatoi, docce, lettini specifici, la possibilità di avvicinarsi con la carrozzina al lettino, i sistemi di ausilio per l'accesso al mare, la presenza di operatori formati per eventuale assistenza. 

Secondo la guida i bagni a misura di disabile a Genova sono quattro: i Bagni Centro Surf Club in Lungomare Lombardo, i Bagni Italia in corso Italia, i Bagni La Terrazza in via Cinque Maggio e lo Sporting Club in Lungomare Lombardo. In tutti i casi però l'accesso è condizionato, ovvero è necessaria l'assistenza di una persona esterna. In alcuni mancano le rampe, in altri le docce, in tutti mancano i lettini specifici e di conseguenza la possibilità di accederci, in altri non c'è la possibilità di utilizzare gli ausili per accedere al mare: le sedie ad hoc con le ruote. Insomma, i problemi non mancano nemmeno nelle strutture che hanno ottenuto il voto positivo dalla guida. 

"Spesso bastano poche semplici soluzioni - spiega ancora Puppo -. Per esempio una sedia a mare costa mille euro, se nello stabilimento ci sono dieci persone con disabilità che la usano, in una stagione il prezzi è già ammortizzato. Bisogna cambiare mentalità: le persone con disabilità, che rappresentano il 10% della popolazione, vogliono pagare i servizi e per chi fa impresa può essere una occasione di business e turismo".

E poi c'è un altro elemento sociale da considerare: "Se permettiamo a una persona con difficoltà motoria di uscire di casa - precisa il segretario coordinatore della Consulta regionale per l’handicap - gli permettiamo di fare turismo e lo si aiuta a essere una persona positiva che non cade nella depressione e nell'isolamento. Perché questi sono due elementi da contrastare". 

 

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