GENOVA-Continuano i colpi di scena nella telenovela relativa alla chiusura del tunnel Ferriere-Bargagli, e ormai ci si perde nelle date che hanno scandito e continuano a scandire questa vicenda infinita. Tutto era partito il 21 febbraio con la chiusura totale del tunnel per lavori di messa in sicurezza, la cui fine era inizialmente prevista ai primi di aprile e poi slittata al 14 aprile. Ma il 28 aprile, dopo soli 14 giorni di ripresa parziale della circolazione a senso unico alternato, colpo di scena, con il crollo di un pezzo di soffitto, che ha comportato la chiusura totale di nuovo fino alle le 16 maggio.
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Ma nella riunione dell’altro giorno tra Città metropolitana e Anas si è profilata un ennesimo slittamento della riapertura, di un altro paio di mesi. Le date certe non ci sono ma la Val Fontanabuona e la zona di Bargagli sono in fibrillazione.
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“Purtroppo stiamo assistendo a un altro caso simile a quello di Autostrade che, sventolando la bandiera della sicurezza, impone un cadenzamento dei lavori che nessuno può ovviamente contestare, perché la sicurezza è sacra, ma è impossibile verificare se i lavori vengano effettivamente effettuati ritmo battente e se venga fatto da Anas tutto il possibile per accelerare i tempi al massimo“ spiega Paolo Corsiglia, membro della Camera di Commercio di Genova e imprenditore della Val Fontanabuona, che più volte ha messo in evidenza le criticità della chiusura del tunnel soprattutto per le attività produttive della zona. “Certo, se ci garantissero che dopo la chiusura prolungata il tunnel riaprirebbe a doppio senso di marcia, potremmo fare ancora questo sacrificio, ma se poi le condizioni cambiassero noi che cosa potremmo fare?”.
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